I videogiochi fanno male? No, ecco la ricerca che lo dimostra

Pensare che i videogiochi facciano male è in realtà una cosa sbagliata: a sostegno di questa tesi è arrivata anche una ricerca che lo dimostra ufficialmente.

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Bambino gioca ai videogames (Pixabay)

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Quante volte ci siamo sentiti dire che utilizzare troppo i videogiochi influisce sul nostro benessere fisico e mentale? Causando stanchezza, magari anche mal di testa o addirittura insonnia? Tante, probabilmente tantissime, soprattutto quando i bambini sono troppo piccoli e passano ore davanti alla televisione. Sono proprio i giovani ad essere oggetto di attenzione costante, in particolar modo per quanto riguarda i videogiochi più violenti e quelli più coinvolgenti, che si dice portino i giocatori a “distaccarsi” dalla realtà, non riuscendo più a distinguere ciò che è il videogame e ciò che invece è la normale quotidianità. Ma torniamo alla domanda principale: è davvero così? L’uso massiccio dei videogiochi può compromettere la salute mentale dei ragazzi durante la loro crescita? Ebbene, sembra proprio di no e, a dimostrazione di questo, è arrivata anche un’importante ricerca realizzata dalla Oxford University in Inghilterra.

Quello realizzato dagli studiosi dell’università inglese è stato un vero e proprio “contrasto” al pensiero tipico che fin dalla più tenera età ci è stato spesso insegnato dai genitori: i videogiochi fanno male e vanno evitati il più possibile oppure, se proprio, utilizzati per pochi minuti al giorno e mai prima di andare a dormire. Soprattutto con lo sviluppo importante della rete internet, ciò che i ricercatori hanno voluto dimostrare è il fatto che l’utilizzo di console o comunque di giochi online effettivamente non ha alcun impatto (o comunque veramente molto basso) sulla vita dei ragazzi, tanto sulla loro salute mentale quanto sull’attività relazionale con i loro coetanei. Andiamo dunque a vedere i risultati dello studio e, soprattutto, quali sono state le conclusioni tratte dai ricercatori inglesi.

I videogiochi non fanno male: la ricerca dimostra che non ci sono conseguenze sui ragazzi che li usano

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Bambino gioca ai videogames (Pixabay)

Quello condotto dagli studiosi di Inghilterra è stato il sondaggio più grande mai realizzato, che ha coinvolto ben 40 mila giocatori analizzandone le abitudini di gioco. La ricerca è durata ben sei settimane ed è stata curata dalla squadra dell’Internet Institute, uno specifico dipartimento fondato all’inizio degli anni duemila (precisamente nel 2001) per capire quali possono effettivamente essere le opportunità e le sfide sociali poste dal veloce e crescente sviluppo di tecnologie, in particolare quelle con connessione (anche molto rapida) alla rete internet. In prima battuta, partiamo dal risultato principale: gli autori infatti non hanno evidenziato alcun nesso causale tra quello che è il tempo trascorso davanti ai videogiochi da parte dei ragazzi e il loro eventuale senso di malessere: insomma, si può giocare tranquillamente, non ci sono rischi per vedersi compromessa la salute mentale, su questo posso stare tranquilli genitori e ragazzi.

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Insomma, come riportato all’interno della ricerca dagli autori, rispetto all’impatto sul benessere dei giocatoriè con tutta probabilità troppo piccolo per essere percepibile soggettivamente e non credibilmente diverso dal valore di zero”. Questo quanto spiegato dal professor Andrew Przybylski, ricercatore senior dell’istituto che ha condotto l’indagine, il quale poi ha aggiunto che “è emersa una netta ed evidente differenza tra i soggetti che giocano perchè vogliono giocare e coloro che invece sentono di doverlo fare a tutti i costi“. Insomma, c’è una sostanziale differenza tra quantità e qualità del tempo trascorso davanti al televisore con la console accesa o davanti allo schermo di un computer. “In effetti è stato proprio un discorso di qualità – ha aggiunto Przybylski. – Se i giocatori sentivano di dover giocare ad ogni costo, allora il loro benessere peggiorava. Mentre se hanno deciso di giocare ad esempio perchè innamorati del videogame o per passione, nessun risultato ha suggerito che il tempo trascorso alla console potesse in qualche modo inficiare sul loro benessere mentale. Anzi, sembra che giocare desse loro una forte sensazione positiva”A dimostrazione della propria “forza”, la ricerca è stata pubblicata anche sulla rivista accademica Royal Society Open Science, spiegandone il metodo di studio: “Abbiamo collegato sei settimane di dati oggettivi sul comportamento di gioco di ben 38.935 giocatori, ed è stato chiesto loro di valutare il loro benessere mentale, confrontandolo con quello delle due settimane precedenti“.

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Infine, alcune considerazioni generali sul mondo dei videogiochi sono emerse al termine della ricerca, con gli scienziati che hanno sottolineato: “Sono circa un miliardo le persone che giocano regolarmente ai videogiochi in tutto il mondo. Basti pensare che ci sono ben tremila giochi solo considerando la piattaforma Nintendo. Le persone giocano a più videogames e noi siamo riusciti ad accedere solo ad una parte dei tantissimi dati che potenzialmente potremmo ricavare. Si tratta di una goccia nell’oceano, ma i risultati possono rispondere in parte alle preoccupazioni di genitori che spesso sono in ansia per i loro figli, con questi ultimi che trascorrono molto tempo a giocare ai videogames”. Nonostante questo, ci sono Stati come la Cina che ne hanno pesantemente limitato l’utilizzo: insomma, la scienza riporta i dati, ma sta a noi decidere se considerarli.