ARBITRI. ROCCHI: “Altri buu? Linea dura contro i razzisti”

L’intervista all’arbitro Gianluca Rocchi: “Totti e i suoi compagni hanno appoggiato in pieno la sospensione. Prendendo le distanze da quelli che sulla carta sono tifosi della Roma…

(getty images)
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ARBITRI – Anche Michel Platini si è congratulato con l’arbitro Rocchi in occasione della finale Champions tra Borussia Dortmund e Bayern Monaco: «Bravo, complimenti. non solo per stasera: quello che hai fatto durante Milan-Roma è una segnale importante. Servirà da esempio». Il riferimento del presidente dell’Uefa è alla gara di San Siro dello scorso 12 maggio:

Come si è arrivati a questa scelta?
«Mi sono attenuto alle direttive uefa, molto chiare in materia. In Europa c’è una attenzione massima verso questo fenomeno e gli arbitri hanno un mandato preciso».

Ce lo spiega?
«Certo. In presenza di cori razzisti o altre situazioni equiparabili, lo speaker avverte gli spettatori che la partita potrebbe essere interrotta. Se il monito non produce effetto, allora ci si ferma a centrocampo per qualche minuto. Il passo successivo è rientrare negli spogliatoi e quello ancora dopo è la proposta di sospensione definitiva. C’è però una differenza tra l’Europa e l’Italia».

Quale?
«Da noi la decisione deve essere ratificata dal responsabile dell’ordine pubblico. Se non ritiene compatibile lo stop con la sicurezza degli spettatori, l’arbitro è obbligato ad andare avanti. In Europa ci confrontiamo con il delegato Uefa ed è molto difficile che si opponga alla nostra richiesta. Per fortuna stiamo parlando d’ipotesi. L’esperienza di Milan-Roma insegna che è bastata una breve interruzione per stoppare i cori».

In campo come è andata?
«Beh, si sentiva molto bene quello che arrivava dalla tribuna. Il nervosismo di alcuni milanisti era evidente. Si percepiva un disagio profondo, reale. Non so come spiegarlo, bisognerebbe «Ma perché dobbiamo arrivare a tanto? Il nostro compito è proteggere i giocatori e ci sono gli sprovarlo per trovare le parole giuste. Da osservatore esterno era però lampante il loro imbarazzo».

Balotelli ha chiesto il suo intervento?
«Non solo lui, anche Muntari. Il più in difficoltà era però Boateng. Aveva quasi un blocco, continua va a dirmi “li senti? li senti? così non posso giocare”. Ho cercato di calmarlo».

In che modo?
«Gli ho spiegato che avrei preso provvedimenti per fermarli. E ho iniziato con la prassi indicata dall’Uefa. Nel primo tempo per un paio di volte ci sono stati gli annunci con l’altoparlante. Quando stavamo rientrando per la ripresa abbiamo risentito i cori. Ho comunicato ai capitani che avrei fermato la gara se non fossero cessati. Così è stato».

Che cosa le hanno detto i giocatori della Roma?
«Questo è il lato positivo di questa brutta vicenda. Totti e i suoi compagni hanno appoggiato in pieno la sospensione. Prendendo le distanze da quelli che sulla carta sono tifosi della Roma. Anche se definirli tifosi è sbagliato. Erano pronti anche a rientrare nello spogliatoio per dare un segnale ancora più forte. Non è stato necessario: i cori non si sono più ripetuti».

C’è secondo lei un problema razzismo in italia?
«Credo sia legato alla cultura. la nostra società non è ancora abituata all’integrazione, come accade in altre paesi. Siamo un po’ indietro, ma sono fiducioso: le nuove generazioni abbatteranno questi steccati. Ad esempio nella nostra associazione ci sono tanti arbitri di colore. E’ solo una questione di tempo per vederli fischiare in serie A o in B».

A proposito d’insulti: un arbitro ne riceve parecchi nel corso della carriera. Come si fa a sopportarli senza battere ciglio?
«All’inizio è durissima. le posso garantire che fa molto più male ricevere offese da una tribunetta di periferia, quando vedi in faccia gli spettatori, che non da un’intero stadio. Quello che fai fatica a mandare giù è il perché di tutto questo odio: in fondo si tratta di una semplice partita. E comunque ci vuole pazienza, pazienza e ancora pazienza. Sai bene che non puoi rispondere se vuoi continuare a fare l’arbitro. E fai finta di nulla. Le offese razziste, però, credo siano difficili da gestire. E’ questa la percezione che ho avuto a San Siro. Non possiamo tollerare una cosa simile. Gli stadi possono e devono essere un esempio di civiltà. Come accaduto a Londra».