INTER. ZANETTI: “Due o tre anni e smetto. SIMEONE? Gli piacerebbe allenare l’INTER”

Il capitano nerazzurro è stato ospite al programma “Undici” su Mediaset…

(Getty Images)
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NOTIZIE INTER – Il capitano storico dell‘Inter, Javier Zanetti è stato  ospite questa sera al programma “Undici” su Mediaset, toccando vari argomenti. Ecco le sue parole riportate da SportMediaset.it:

SULLA SCONFITTA CONTRO LA FIORENTINA – “Per prima cosa bisogna fare i complimenti agli avversari, che hanno fatto una grande partita, mentre noi non siamo riusciti a fare nulla di ciò che è nelle nostre possibilità. C’è grande tristezza per il risultato e soprattutto per la prestazione. E’ inutile cercare alibi sulla cattiveria o sulla forza fisica: bisogna solo ammettere che abbiamo trovato una Fiorentina più forte di noi in tutto. Ma ora non c’è tempo per piangerci addosso: abbiamo l’Europa League e il derby, magari saranno la svolta della nostra stagione. Dobbiamo ritrovare continuità e cercare di andare fino in fondo in tutte le competizioni: ma ricordatevi che siamo una squadra giovane, ci vuole tempo per costruire qualcosa di importante. Guardate il Milan: è partito male e ora si sta riprendendo”.

SULLA PANCHINA DELL’INTER – Simeone è un amico e conoscendolo so che potrebbe avere voglia di tornare in Italia e allenare una squadra come l’Inter. Ma ora non è giusto parlarne perché c’è Stramaccioni, che è giovane e bravo”.

 SU MILITO, KOVACIC, BALOTELLI E MOURINHO – “Diego ha subìto un infortunio gravissimo, ma ci ho parlato e ha già in testa la voglia di ricominciare. Mateo è un ragazzo che ha grande potenziale, ma è sempre un diciottenne: deve conoscere il calcio italiano e noi dobbiamo essere bravi a non bruciarlo. Balotelli lo saluterò sicuramente prima del derby, poi in campo è un avversario e ognuno difenderà la propria maglia. Le dichiarazioni di Mourinho? Io al Milan non ho mai nemmeno pensato”.

SUL SUO FUTURO – “L’Inter è la mia famiglia e ho sempre detto che mi piacerebbe continuare a lavorare qui, ma voglio fare l’allenatore, preferisco fare il dirigente. Quando smetto? Manca poco. Due o tre anni? Non lo so, magari“.

SULLA SUA CARRIERA – “Di sicuro il momento più bello è stato la vittoria della Champions: essere il capitano dell’Inter e alzare quella coppa è stato un privilegio che significa tantissimo per me. Soprattutto sono felice per Moratti e per la gente: un momento così rimarrà nel cuore di tutti. il più triste è stato il 5 maggio 2002, quando perdemmo lo scudetto all’ultima giornata: sembrava dovessi esserci una festa e non è andata così. Il problema non è come siamo scesi in campo, noi dovevamo vincere le partite precedenti a quella con la Lazio. Per quanto riguarda la Nazionale, sono soddisfatto di quello che ho fatto: l’unico rammarico è stato non partecipare ai Mondiali del 2010. Maradona mi aveva fatto giocare, era uno dei miei anni migliori, ma al momento della convocazione rimasi fuori. Un giorno ci berremo un caffè per spiegarci, ormai è solo un ricordo del passato”.

SUI SUOI ALLENATORI PASSATI – “Mourinho era un grande, era avanti rispetto a tutti, preparava le partite come pochi e soprattutto era un vincente. A Madrid sapevo che non era più il mio allenatore, ma farà sempre parte della famiglia Inter e per questo lo ringrazierò. Anche di Mancini ho un bel ricordo: è stato il primo a farci vincere. Su Lippi c’erano tante speranze, perché la squadra era buona, ma non riuscimmo a fare bene. Benitez aveva volontà, il problema è che non ci collegammo bene con lui. Cuper? Era molto bravo, meritava di più dei risultati che ha ottenuto”.