INTER. Cassano scarica il Milan e Galliani «Tanto fumo, poco arrosto»

IL CORRIERE DELLA SERA. (R. Perrone) «Ringrazio i tifosi, non lui: prometteva, prometteva…»

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Da Milanello ad Appiano Gentile, Antonio CASSANO si è presentato con i botti (quelli proibiti) in valigia. «Al Milan tutto fumo e poco arrosto, qui c’è un progetto per vincere». Alè. Del suo recente passato salva la «gente rossonera», Silvio Berlusconi e sua figlia Barbara («molto carini con me»), il vice Tassotti e il medico Tavana (e non «Tavano», dai) «che mi ha salvato la vita». Ora c’è solo l’Inter. Le migliori? Non le spiritosaggini tipo «sono venuto per lo sfizio di conoscere Nagatomo»; non le banalità tipo «l’Inter può giocarsela alla grande con tutti, non siamo secondi a nessuno. Voglio vincere con questa maglia. Il massimo, per un interista come me»; non i baci e abbracci tipo quelli a Piero (Ausilio) e Marco (Branca) «sono stati bravissimi»; non l’idealizzazione dello spogliatoio tipo «qui mi hanno voluto all’unanimità»; non la falsa modestia tipo compagno dell’ultimo banco «Milito-Palacio-Sneijder è il trio offensivo in questo momento. Io sono appena arrivato». Su Moratti: «Mi voleva dai tempi di Mancini, ma ero un pazzo scatenato e allora faceva bene a non prendermi. Ora sono più calmo». Sul cielo. «Avevo detto che dopo il Milan c’era solo il cielo? E dopo il cielo c’è l’Inter». Sul manicomio. «Avevo detto se sbaglio al Milan, sono da manicomio? Appunto: ‘‘Se sbaglio”. Non ho sbagliato io, ma qualcuno che sta sopra l’allenatore. Prometteva, prometteva, tanto fumo e niente arrosto era, per questo sono dovuto andare via». Non vuole fare il nome di Adriano Galliani, risponde alla Bersellini: «Questo lo dite voi». Ma di quali promesse parliamo? «Chiedetelo a quel signore, tanto dirà che ha sempre ragione lui. Andava d’accordo solo con la gente che gli leccava quella cosa lì, io non sono quel tipo. Già dall’estate dello scudetto prometteva. Ora se ne sono andati via Ibra, con cui ci sentiamo spesso, e Thiago Silva. Due amici».
Torniamo ai nemici: Massimiliano Allegri. «Durante l’Europeo avevo parlato con l’allenatore, mandavo i messaggi a lui e lui li girava a Galliani. La realtà? Per l’allenatore contavo come il due a coppe quando la briscola è a bastoni, ero la quinta, la sesta, la settima punta. Diceva: non ti posso promettere niente. L’aria non era buona, dovevo cambiare».