CALCIOSCOMMESSE. Sull’omessa denuncia l’idea patteggiamento non è più una fantasia

RASSEGNA STAMPA – CORRIERE DELLA SERA – (Arianna Ravelli) – Esiste un terreno d’incontro tra la difesa di Conte e la Procura?…

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Ieri non se n’è parlato. Ieri nelle quattro ore di chiacchierata tra Antonio Conte e Procura federale ci si è limitati a fatti, nomi, circostanze. Eppure il vero tema, la domanda a cui nessuno vuole rispondere ufficialmente ma che nelle private stanze di sicuro si sono già posti tutti è: esiste un terreno d’incontro tra la difesa di Conte e la Procura? Che poi significa inevitabilmente tra Juve e Figc, dopo tutto quello che è già accaduto, dalle condanne di Calciopoli allo scudetto all’Inter, all’aritmetica contestata delle stelle? Esiste l’ipotesi — non certo ammessa, di certo prematura — di un patteggiamento?

Un passo indietro. Partiamo da quello di cui ieri si è discusso in via Po. Partiamo da Salvatore Mastronunzio: è un ex calciatore del Siena, compagno di stanza di Filippo Carobbio che, a un certo punto, è entrato in rotta con l’allenatore Conte, è finito praticamente fuori rosa ed è stato venduto dopo una sola stagione.
Mastronunzio è stato condannato a quattro anni dalla Commissione disciplinare nel primo processo sul calcioscommesse per gli illeciti compiuti ai tempi dell’Ancona. Perché Conte lo ha messo fuori? Si era accorto di qualcosa? Gli uomini della Federcalcio ieri hanno voluto chiarire anche questo aspetto, perché — se l’allenatore fosse stato a conoscenza di certe abitudini — da una parte la difesa potrebbe provare che Conte non le condivideva, ma dall’altro la Procura potrebbe rispolverare il fantasma di un’omessa denuncia. Magari continuata nel tempo. L’omessa denuncia è anche l’accusa che Conte rischia per AlbinoLeffe-Siena 1-0 del 29 maggio 2011, a proposito della quale il pentito Filippo Carobbio ha dichiarato: “Fummo tutti d’accordo, squadra e allenatore, di lasciare il risultato all’AlbinoLeffe. Sulla combine di questa partita i riscontri ci sono eccome: non sul nome di Conte, ma in questo caso potrebbero bastare le conferme indirette e logiche, che si potrebbero riassumere nel ragionamento “se Carobbio dice la verità sulle altre circostanze, perché dovrebbe mentire proprio su Conte?”. Anche perché la tesi della lite tra le mogli e quindi di personali motivi di risentimento da parte del giocatore non ha trovato grande accoglienza in Figc.

Come si sa, l’allenatore della Juve rischia anche di più, un illecito pieno per Novara-Siena 2-2 del 1° maggio, ma su questo ci sono solo le parole di Carobbio: “Lo stesso Conte ci rappresentò che potevamo stare tranquilli in quanto avevamo raggiunto l’accordo con il Novara per il pareggio”, contro quelle di tutta la squadra che difende il tecnico. Un po’ poco, ma comunque abbastanza perché, alla Juve, legali e dirigenti siano molto meno tranquilli di quanto danno a vedere in questi giorni.

E quindi si torna alla domanda iniziale: può convenire un compromesso? Sulle due sponde, nessuno ne parla: l’argomento appena toccato viene lasciato cadere, come fosse qualcosa che scotta. Una trattativa potrebbe anche partire: a quel punto dipenderà da un mero calcolo di costi-benefici. Il punto è su cosa trattare. La terra di mezzo in cui incontrarsi potrebbe essere quella dell’omessa denuncia. Un’omessa denuncia comporta un anno di squalifica, ma chi ha patteggiato se l’è vista ridurre anche a tre mesi. Troppi per la Juve? Troppo poco per chi, in Procura, pensa che la posizione di Conte sia molto più compromessa? Dipenderà da quanto duro sarà il deferimento firmato da Stefano Palazzi.