LEGGO. MOGGI: «La Juventus sapeva tutto»

LEGGO. MOGGI: «La Juventus sapeva tutto»

L’ex dg dei bianconeri commenta la sentenza calciopoli

(getty images)

TORINO – È un Luciano Moggi ferito, nel day after della sua condanna in primo grado a 5 anni e 4 mesi per associazione a delinquere. «La sentenza era già scritta», taglia corto. Falso: lui e i suoi avvocati si aspettavano tutt’altro verdetto. «Siamo al primo round – prosegue Moggi -, sicuramente andremo all’appello, sperando in una giustizia vera. Mi adopererò per arrivare a una decisione diversa: sono fiducioso, non potrebbe essere altrimenti».
Solo contro tutti, Lucianone non ci sta a passare come il colpevole per eccellenza e tira dentro la Juventus che martedì, attraverso un comunicato ufficiale, aveva preso le distanze dal suo ex direttore generale: «E’ vero, il club bianconero ha perso due scudetti vinti sul campo, ma non ho capito come possa dirsi estraneo ai fatti. Non giocava il dg Moggi contro l’Udinese, ma la Juve». Triste, solitario e finale, l’ex re del mercato ribadisce come il club torinese fosse parte in causa delle sue azioni: «La squadra vinceva senza bisogno di aiuto, era la più forte di tutti. Io parlavo di spionaggio industriale ancor prima che lo scandalo Telecom venisse fuori: sapevo che ci spiavano. Non ho giocato da solo. La Juve ha comprato delle schede telefoniche straniere per coprire il mercato, i fatti commerciali del club. Quella non è un’operazione fatta da me».
E Agnelli? Non replica, sceglie la strada del silenzio, la stessa di Del Piero, 37 anni ieri, quando tutti si attendevano una risposta al prepensionamento. Che ora alza un muro di gomma per separarsi dalla passata dirigenza del club, senza però rinunciare a quei due scudetti made in Moggi&Giraudo che la società bianconera ostenta con fierezza nei corridoi del suo nuovo stadio.
La Juve continuerà la sua «battaglia legittima per ripristinare la parità di trattamento», ripartendo dall’interpretazione di responsabilità oggettiva. Nonostante tutto e tutti, tirerà di nuovo a lucido quello che Agnelli chiama «orgoglio gobbo». A Moggi non rimane che la solidarietà del presidente del Palermo Zamparini («Spiace che un amico venga colpito da una vicenda così tragica»), l’esultanza dell’ex pm di Napoli Narducci («Sono più che soddisfatto per come è andato a finire il processo») e l’ironia dell’ex numero uno del Bologna Gazzoni Frascara: «Il Tribunale di Napoli ha dimostrato che esistono altre cupole oltre a quella di San Pietro».