Inter, Eder: “I nerazzurri possono puntare all’Europa League. Iachini è come un padre per me.”

Eder Inter
Eder, ex attaccante nerazzurro.

Inter, Eder parla dei nerazzurri: “Oggi per loro, vincere lo scudetto significa riconfermarsi in Champions.”

Intervistato dalla Gazzetta dello Sport, l’attaccante italo brasiliano commenta l’attuale forma della squadra di Spalletti ed il suo rapporto con Iachini, prossimo avversario dei nerazzurri in campionato con l’Empoli.

Obiettivi: “Oggi per l’Inter vincere lo scudetto è riconfermarsi in Champions: quest’anno e per i prossimi anni. E poi, col Napoli, dare fastidio alla Juve il più possibile: così ti prepari a vincere. Possono puntare all’Europa League. E’ stata una brutta botta l’eliminazione dalla Champions, ma la vittoria di mercoledì dimostra che questa squadra ha sempre voglia di rialzare la testa.”

Icardi: “Mauro ha due grandi qualità: se non segna se ne frega delle critiche e non ha mai l’ansia che non gli arrivi la palla giusta, perché sa che l’ultima palla sarà sua. Era così già quando giocò la sua prima gara italiana, Juve Stabia-Samp: si alzò dalla panchina per andare a segnare.”

Iachini: “In tanti lo chiamano difensivista, ma in realtà è uno che lavora molto sulla tattica, anche offensiva. Lo scorso campionato due k.o. in 2 partite col suo Sassuolo: perdendo con loro in casa alla penultima pensammo di aver perso la Champions. Non darei per scontata questa partita.” Poi prosegue – “Per me è come un papà, forse l’unico tecnico al quale sono legato anche da un rapporto extrasportivo.  E’  molto scaramantico tanto che tempo fa, un giovedì sentì un dolorino muscolare subito prima della partitella, lui mi mandò nello spogliatoio senza farmela giocare e la domenica vincemmo. Secondo lei ne ho più giocata una, il giovedì?”

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Empoli: “Un mese fa, tornavo dalla Cina ed ero di passaggio in Italia, ho fatto un salto lì ed è come se fosse ancora casa mia. Nel 2006 quando lasciai il Brasile dovevo andare alla Fiorentina, ma scegliere quel club sarebbe diventata la decisione migliore della mia carriera”.

Cina: “In Italia potrei ancora giocare in diverse squadre. Però dopo 12 anni ho avuto l’opportunità di conoscere un altro calcio e un altro mondo, e ho avuto voglia di farlo. Non mi sono pentito. Ho solo due problemi: la lingua e la guida. Infatti il mio traduttore è anche il mio autista. Non è un calcio di un altro pianeta. Lavezzi me lo disse subito che non sarebbe stata una passeggiata, in campo vanno tre stranieri e otto cinesi, se atleticamente non sei al loro livello non fai la differenza”.

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