Tanti auguri Trap! Il nostro tributo ad una leggenda del calcio italiano

Giovanni Trapattoni (getty images) SN.eu

TRIBUTO GIOVANNI TRAPATTONI – Uno dei pochi giocatori ad aver fermato il mitico Pelè. Uno dei tecnici più apprezzati a livello internazionale, l’allenatore italiano più vincente a livello di club. E’ questo soltanto un breve assaggio dell’inimitabile curriculum del grande Giovanni Trapattoni.

La carriera da giocatore

Nato il 17 marzo del 1939 a Cusano Milanino, intraprende la carriera da calciatore diventando ben presto una colonna portante del Milan di Nereo Rocco con il quale scrive una delle pagine più memorabili del club rossonero: due scudetti, due Coppe dei Campioni, una Coppa Intercontinentale e chi più ne ha più ne metta.

La sua vita da mediano è sì caratterizzata da trionfi ma anche da delusioni (causa infortuni), in particolare con la Nazionale con la quale non riuscirà mai ad avere molto fortuna.

Il 12 maggio del 1963, tuttavia, a Milano si prende una bella soddisfazione, fermando il grande O’rei, nell’amichevole di lusso tra Italia e Brasile.

Una storia da raccontare un giorno ai nipoti, ma che invece, lui, il ragazzo estroverso ma con la testa sulle spalle di Cusano Milanino, ha sempre cercato di minimizzare, giustificando la prova deludente di Pelè dovuta ad un semplice malanno fisico del brasiliano.

Da allenatore gira il mondo

La modestia del campione si rivela così con il passare del tempo una dote fondamentale per intraprendere un’altra strada, probabilmente quella che Nereo Rocco gli aveva inconsapevolmente indicato, ossia la carriera da allenatore.

Meticolosità nei dettagli, abilità nelle letture delle partite e capacità smisurata nel motivare i giocatori diventano così ben presto le sue armi vincenti. Armi che gli permettono di aprire un ciclo inarrestabile prima alla Juventus poi all’Inter, rivali acerrime del suo passato da calciatore.

L’eco delle sue imprese varca i confini italiani e così il Trap conferma di essere un vincente al Bayern Monaco, nonostante molti, ancora oggi, lo ricordano più per quella burrascosa conferenza stampa contro i leader della squadra in cui dimostrò tutto il suo carattere, la sua determinazione ad arrivare dritto alla meta.

Sarà forse anche per questo motivo, che al suo rientro in Italia, decide di ripartire da piazze meno esigenti e magari più calde. Ecco spiegata la breve parentesi sulla panchina del Cagliari e soprattutto le due entusiasmanti stagioni a Firenze dove riporta la viola sul grande palcoscenico europeo.

La sorte come detto, non è mai stata dalla sua parte quando si parla di Nazionale. Subentrato a Zoff nel dopo Euro 2000, il Trap si presenta ai nastri di partenza dei Mondiali del 2002 e poi agli Europei del 2004 con grande aspettative ma prima l’arbitro Moreno e poi il biscotto tra Danimarca e Svezia gli chiudono anzitempo le porte dell’Italia che di lì a poco, riuscirà ad alzare al cielo la quarta Coppa del Mondo della storia.

La delusione per quell’avventura, Trapattoni riuscirà comunque a cancellarla subito dopo diventando protagonista in Portogallo con il Benfica, in Austria con il Salisburgo e soprattutto sulla panchina di un’altra Nazionale, quella irlandese che incarna a meraviglia il suo carattere verace e sempre pronto a battagliare.  

Perchè questo è stato Giovanni Trapattoni. Tra le leggende del calcio italiano non può che esserci spazio anche per lui. Grazie Trap!