“Vi racconto papà Bob Lovati”

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RASSEGNA STAMPA SS LAZIO – Sulle colonne de “Il Corriere dello Sport” una lunga intervista a Stefano Lovati, figlio di Roberto Lovati storica bandiera della Lazio. Sabato 30 marzo quando la Lazio sarà in campo contro il Catania è il secondo anniversario della sua morte.

Se diciamo Bob Lovati, il suo primo pensiero?
Penso a mio padre, all’aspetto familiare prima ancora che alla Lazio […] C’è un’immagine, venendo al calcio, che non potrò mai dimenticare, quando mi portava a Pievepelago, in ritiro con la prima squadra […] io in quella settimana mi divertivo da matti.

Cosa ricorda della sua carriera da calciatore
Poco […] Da portiere l’ho vissuto nei racconti di chi l’ha conosciuto e in qualche filmato. Era forse il primo di una scuola che poi si è evoluta in altezza. […] Bob cominciò a modificare le caratteristiche del ruolo. Era altissimo e usciva di pugno. 

E’ stato il portiere che prese il posto di Sentimenti IV e della prima Coppa Italia della Lazio nel 1958Bob era molto schivo e riservato. Non mi ha mai parlato dei suoi successi […] il calcio per mio padre è stato il modo per trasmettermi alcuni valori della vita. […] Più dei sucessi e dei momenti belli, mi raccontava le sue debacle. 

Per esempio Da Costa, l’attaccante della Roma che segnava sempre nel derby
Esatto. Lo soffriva molto. […] Una domenica l’accompagnai a Frascati per un derby tra vecchie glorie di Roma e Lazio. Bob s’era messo in porta. Da Costa gli segnò un altro gol. Si arrabbiò così tanto da lasciare il campo. […] Un’altra debacle che ricordava spesso è la sua seconda e ultima apparizione in Nazionale. […] A Zagabria, invece, l’Italia venne travolta dalla  vecchia Jugoslavia.Prese sei gol. Un cappotto insopportabile. Ma poi, quanto raccontava quella partita, esplodeva. “Era colpa della difesa” diceva.

Qual era il rapporto con la Roma?
Mi ha sempre parlato bene e aveva una grandissima stima per Dino Viola. Il rapporto è stato ottimo anche con Franco Sensi. […] Quando Bob è morto, Rosella Sensi fu una delle prime a telefonarmi. Mi chiese se avevo piacere che in Chiesa per il funerale ci fossero anche i vessilli della Roma. Io lo trovai un gesto di grande rispetto e vicinanza a Bob. E’ stato sempre rispettato anche dai tifosi della Roma. Una volta, dopo un derby, andammo via insieme dallo stadio. Ero ancora bambino. Venimmo accerchiati da un gruppo di tifosi. Ci fu qualche attimo di tensione. Quando si accorsero di aver incontrato Bob Lovati, preferirono andarsene. “Lasciamo perdere” dissero.

Tra tante targhe e trofei, se ne ricorda uno a cui Bob era particolarmente legato?
Più dei trofei, una sua foto che lo ritraeva con Luciano Re Cecconi. La teneva in salotto. Era legatissimo a quell’immagine e così mi faceva capire […].

Bob è stato anche allenatore della Lazio. Com’era in panchina?
Da tecnico l’ho vissuto a 360° e con l’entusiasmo di un bambino. […] è stato il vice di Lorenzo e Maestrelli. Con Tommaso viveva in simbiosi, spesso andavamo a cena a casa sua. La sua famiglia era diventata la nostra. Il rapporto era intimo, non solo legato al calcio. Il momento più bello lo vivevo a Tor di Quinto, ogni giorno. Entravo anche io negli spogliatoi […]  mi cambiavo e cominciavo a giocare con Massimo e Maurizio Maestrelli, con il figlio di Trippanera e il massaggiatore […] Martini e Re Cecconi erano quelli che si divertivano di più a giocare con me. Anche Pino Wilson mi seguiva. Chinaglia, invece, stava un pò sulle sue.

Come è stato il Lovati allenatore in prima?
Parlava pochissimo, era molto più in tensione, si teneva tutto dentro.

Hai mai pensato di fare l’allenatore?
Si, come tutti i bambini. Ma Bob mi tarpò le ali, non voleva che diventassi calciatore, cercò di dissuadermi […] poi mi diceva “Ma dove vai? Sei una pippa” . Così abbandonai presto l’idea.

Bob è stato anche un osservatore di altissimo livello della Lazio
Sino a prima dell’avvento di Lotito, lo mandavano a studiare le squadre che poi avrebbe affrontato la Lazio. Tornava la domenica sera e di notte scriveva relazioni memorabili. […] Andavo a leggere quei fogli e spesso capitava, una settimana dopo, di rivedere tutto in partita.

Ci sono state anche tante missioni all’estero.
Andava a vedere giocatori su cui potevano nascere interessi di mercato. Una volta la società lo spedì in Colombia per vedere Valderrama. Doveva restare una settimana […] Tornò dopo un mese. Abbronzatissimo. Andai a sbirciare per curiosità i suoi appunti. Oltre alle relazioni su Valderrama, trovai  le foto di alcune belle signorine e il ricordo di piacevoli serate in qualche locale. Valderrama non venne mai alla Lazio, in compenso qualche settimana dopo, arrivò a casa nostra una bella cameriera colombiana. 

Lovati ha anche attraversato gli anni più bui della Lazio. Come li viveva?
Con serenità e la solita discrezione. Lo vidi molto preoccupato  nel periodo in cui era allenatore e arrestarono Manfredonia e Giordano per le scommesse. Ha avuto un buon rapporto prima con Calleri poi con Cragnotti […] viveva la società con entusiasmo.

Come ha reagito quando lei è diventato ortopedico di fiducia della Lazio?
Era molto contento, mi fece i complimenti, mi avvertì che trattando la salute dei giocatori sarebbero aumentati i rischi e le responsabilità della mia professione. Ma era orgoglioso e mi faceva molte domande […] Era contento, ci tengo a raccontarlo, anche perchè non mi ha mai raccomandato o aiutato nel calcio o in ambito professionale o all’università. […] Alla Lazio arrivai perchè mi chiamarono Lotito e Sabatini.

Un sabato di vigilia il dott. Lovati piomba a Formello per l’allenamento e chi trova accanto in panchina accanto a Rossi?
Una sorpresa, non mi avevano detto niente. Ero andato a Formello a seguire l’allenamento. Entro in campo e me lo trovo davanti e mi chiede “Che ci fai qui?”Aveva un rapporto straordinario con Delio, spesso andava a vedere gli allenamenti. […] Lotito non ha mai bandito o allontanato Lovati da Formello. Quando è arrivato ha fatto una scelta aziendale. Anzi,  vi racconto un episodio. Un giorno Bob arriva al centro sportivo. Al cancello l’accoglie una guardia giurata appena arrivata a Formello, non lo conosceva. E gli chiede: “Chi è Lei?” Papà rispose a tono: “Ma chi è Lei?”. Lotito appena lo venne a sapere chiamò la guardia: “Non si permetta più di fermare Lovati”. Certo, agli occhi dei tifosi, ha messo fuori dalla società bandiere come Lovati e Pulici, quindi era criticabile. Bob era un’icona.

Era amatissimo dalla gente
Si e di questo ne vado orgoglioso. Papà ha lasciato un profondo segno. […] gli volevano bene perchè ha tratto tutti sempre alla stessa maniera. Anche al mercato si fermava a parlare con il fruttivendolo come stesse con il Presidente della Repubblica. Era lo stesso con tutti.

Bob è qui accanto a noi. Cosa vorrebbe dirgli?
Ci sono cose mai dette ad un padre, le tengo per me e lui lo sa. Conservo il suo ricordo e le ultime immagini di nonno affettuoso. Con le nipoti era completamente cambiato. Faceva cose che non gli avevo mai visto fare. Neppure con me.