ROMA. LO SCEICCO: “Quante bugie sul mio nome ma vedrete, prenderò la Roma”

LA REPUBBLICA – Appuntamento al bar di un autogrill alle porte di Roma, sulla strada di ritorno verso l’Umbria. Per un caffè: «Pago io, vede che i caffè li offro?…

pallotta

 

RASSEGNA STAMPA – Chi ha detto che lo sceicco Adnan Adel Aref Qaddumi non offre i caffè? Come rivelano le pagine odierne de ‘La Repubblica’, lo l’investitore che vuole la Roma, si è presentato al bar di un autogrill alle porte di Roma. Oltre ad aver pagato il conto finale, il magnate giordano non ha potuto far altro che rispondere alle domande sul suo possibile ingresso nel club giallorosso: «Non capisco perché sono così attaccato, a chi dà fastidio quello che sto facendo?». Entro domani Qaddumi è chiamato a rispettare gli impegni presi: dovrà versare i 50 milioni richiesti da Pallotta e soci. Avrebbe già preparato i documenti per un ordine irreversibile di pagamento subordinato alla firma sui contratti per acquistare la metà di As Roma SPV LLC, che controlla il 60 per cento della Roma. Allo sceicco non sono affatto piaciute le notizie che lo hanno toccato sul personale in questi ultimi giorni: «La casa di Perugia? Dicono sia due camere e cucina – sbuffa – ma se è una casa su due piani, come si fa a scriverlo? E poi non abito più lì da un po’. Ho letto che mio fratello vende collanine: la verità è che ha una parte importante del bazar più grande di Nablus. E la mia casa in Cisgiordania è una reggia di quattro piani, costruita in pietra: perché non andate a scattare le foto a quella?». La Roma vuole prenderla davvero: «Sì, credo di riuscirci, sto lavorando molto, ma della situazione non parlo, è delicatissima». Indiscrezioni assicurano abbia un patrimonio di quasi due miliardi di dollari: «Più o meno, ma che importanza ha? E poi, fidatevi di Pallotta». La sua credibilità in italia scricchiola, ma più di tutto l’ha urtato la vicenda del Don Orione di Bergamo (casa di riposo al centro di una trattativa che lo sceicco comunque nega) e le accuse di aver millantato parentele con i reali dell’arabia saudita: «Una cosa vergognosa, sono stato in quella struttura solo per motivi personali accompagnato da un amico. Adesso ho sporto querela, ho anche testimonianze scritte del motivo per cui ero lì: quelle bugie mi hanno creato problemi anche con il mio lavoro in Medio Oriente». Quali? «Abbiamo chiuso un contratto per la costruzione di una new city, Assir, con l’Hi-tech International Group/Aramco per costruire una città industriale. Un affare importantissimo, e quella storia ha rischiato di minare i miei rapporti».