La ROMA boema non è mai stata di ZDENEK

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IL CORRIERE DELLO SPORT – RASSEGNA STAMPA – (G. Dotto) – Zeman alla Roma era fatto della stessa materia dei sogni. Quel lapsus di un giovane portiere ha sancito la fine del tecnico che gli aveva consegnato quei guanti troppo grandi. Come riporta il Corriere dello Sport, Baldini e Sabatini ci avevano creduto a quell’alone mitico di Zeman, ma è stato un abbaglio. A Foggia e a Pescara Zeman era felice, tutto girava intorno a lui, ma così non poteva essere a RomaZeman è partito con due errori fondamentali, silurando pubblicamente De Rossi, di cui avvertiva l’eretismo incombente, e stringendo un patto ‘scellerato’ con Totti, ha esaltato lui svuotando il resto della squadra. Magnifici gregari come Florenzi, Bradley, Piris e Tachtsidis si sono immolati per Zeman, senza mai però lontanamente equilibrare il deficit motivazionale di gente come De Rossi, Osvaldo, Stekelenburg, Pjanic, Castan, Marquinho. Mezza squadra, quella che conta. Il praghese ha colpevolmente lasciato che questo ‘malessere’ diventasse cancro, fino al suicidio di venerdì sera. Ma la ‘sua’ Roma non era mai stata sua. Nemmeno nelle tre vittorie consecutive con Torino, Pescara e Siena, c’era nulla di zemaniano. Questa Roma è stata veramente nella pienezza del suo talento solamente all’Olimpico con Fiorentina e Milan. Venerdì sera, ma già a Bologna, si è capito che questa squadra, zemaniana, non lo sarebbe diventata mai. La Roma ha rigettato Zeman, così come si rigetta un organo non compatibile. Zeman è stato il sogno di molti, ma è stato ed è soprattutto il sogno di se stesso. Lui continuerà a sognarsi. E’ questo il suo lieto fine.