COPPA ITALIA. JUVE-MILAN. I rossoneri cadono solo ai supplementari

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Apre El Shaarawy, poi Giovinco. Il montenegrino entra e decide: ora in semifinale c’è la Lazio….

(getty images)

RASSEGNA STAMPA – (L. Garlando) – Ci sono voluti i supplementari e un Vucinic precettato dalla panca per eliminare il Milan dalla Coppa Italia e raggiungere la Lazio in semifinale. Gol decisivo del montenegrino. I rossoneri hanno sorpreso la Signora in avvio con un dispetto dello splendido El Shaarawy: un suo recupero provvidenziale su Lichtsteiner al 30′ del secondo tempo. Bello come un gol. Imbottito di giovani, il Milan ha sofferto, ma ha avuto il merito di restare vivo fino all’ultimo assalto. La Juve, stropicciata dalla sconfitta con la Samp, dalla strigliata di Conte e dal turnover, ha faticosamente costruito la vittoria e l’ha meritata in coda al match, quando ha richiamato in cantiere gli ingegneri: Pirlo e Vucinic. Il primo tempo del Milan, nel bene e nel male, è un riassunto spietato della stagione. Davanti il solito illuminato El Shaarawy; dietro, dove un tempo predicavano Nesta e Thiago Silva, la breccia di Porta Milan. I rossoneri vanno in vantaggio dopo soli sei minuti con una manovra che si srotola elegante come un tappeto. Boateng brucia Bonucci e centra basso, Pazzini stende un velo prezioso per il Faraone che controlla e imbuca l’angolino: 17° gol stagionale, ha timbrato in tutte le manifestazioni. Immenso. Frutta subito l’idea di Allegri: allargare il campo con il tridente per costringere i tre difensori ad uscire e dilatare così le maglie in mezzo. Temendo El Shaarawy, Conte gli ha opposto il solido Barzagli invece del prevedibile Caceres, ma il Faraone è fuggito in mezzo al momento buono. La Juve cerca di far fruttare la superiorità a centrocampo, ma si ostina a credere che Marrone sia Pirlo e non una cosa diversa che lo sostituisce. A Pirlo puoi consegnare la palla anche se braccato da due mediani. Marrone fa più fatica. Così la Juve stenta a far salire la palla, anche perché Bonucci non soccorre come dovrebbe e manca Marchisio. Al fianco del giovane Marrone c’è Giaccherini, esterno che fa l’interno e a sinistra Isla che di solito gioca a destra. Insomma, tutta questa precarietà spiega perché la Juve non crea come il solito. Non è un caso che il pareggio arrivi da fermo. Deliziosa la parabola di Giovinco (12′), esagerata l’immobile sorpresa di Amelia. Ma è stato sciagurato Acerbi a perder palla al limite e a rimediare con un fallo costato il gol. Al 33′ un altro svarione di Acerbi spalanca la porta a Giovinco che divora il vantaggio, dopo averlo sfiorato due minuti prima su punizione. La Juve conquista il centro del ring, ma senza il colpo del k.o. Il Milan fatica a reggere l’urto in mezzo al campo, tiene gli esterni bloccati e affida il pensiero offensivo alle ripartenze di Boateng e del Faraone. Allegri esaspera l’idea a metà ripresa sostituendo Pazzini ed Emanuelson con Bojan e Niang. L’attacco è un arco a tre frecce che punta a colpire la Juve sbilanciata. Conte inietta progressivamente due dosi di vera Juve (Vucinic, Pirlo) perché la porta nella ripresa è diventata ancora più inavvicinabile e il possesso ancora più sterile. Sorprende che a uscire sia Giovinco e non Matri. L’iniezione di classe entra in circolo al 6′ della ripresa. Il Milan, che covava la gloriosa ripartenza, ne subisce una a sorpresa. Giaccherini cavalca profondo, Vucinic, che non trema come Matri, colpisce al centro della breccia di Porta Milan, dove Mexes, manco a dirlo, stecca la chiusura salvavita. Il finale è una mitragliata di emozioni. Isla si divora il match-point, Storari fa il Buffon, ma quello vero, su una botta a colpo sicuro di Traoré e sull’ultimo tentativo di Niang.