ROMA. ZEMAN: “Avrei voluto fare di più”

IL CORRIERE DELLO SPORT (A.Ghiacci) – «Negli Usa, su campi più belli dei nostri, non abbiamo potuto lavorare al massimo…

(getty images)
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IL CORRIERE DELLO SPORT (A.Ghiacci) – Zdenek Zeman traccia un piccolo bilancio sul viaggio negli Stati Uniti. Come riferisce ‘Il Corriere dello Sport’, il tecnico boemo parte dalla stanchezza accumulata dalla squadra, che in vista della ripresa del campionato in programma domenica sera a Napoli è una delle maggiori preoccupazioni dell’entourage giallorosso. «Sì, io sono un po’ stanco – ha confessato l’allenatore romanista – forse perché non sono più giovanissimo…»Zeman fa capire che di questa mini-tournèe, forse, ne avrebbe fatto a meno: «Se sono soddisfatto? Nì». Le numerose assenze gli hanno fatto storcere il naso: «Mi dispiace che all’inizio non eravamo tutti e non abbiamo potuto impostare il lavoro come volevamo». Poi, però, anche motivi di gradimento: «Gli impianti erano molto belli, alcuni dei terreni dei campi del complesso Espnerano migliori di certi di serie A». Anche il viaggio di ritorno, seppure più breve, non è stato una passeggiata. Nove ore di volo, a soli tre giorni dalla partita di Napoli, non è proprio il massimo. «Ma tanti giocatori sono giovani e possono smaltire facilmente il fuso orario, speriamo lo assorbano prima» dice il capo. Che poi dà una spiegazione alle sue scelte, ai ritmi decisi per la squadra: «Oggi (ieri, ndr) li faccio lavorare apposta per smaltire. Poi vedrò come sta il gruppo e in base alle condizioni generali decideremo il lavoro dei prossimi giorni, considerando che domani (oggi, ndr) è fissata una doppia seduta». Infine qualche battuta anche sull’amichevole contro l’Orlando CityTotti alla fine aveva parlato di «nervosismo, perché ci picchiavano». Cosa ne pensa Zeman«Loro giocano così, una volta si chiamava calcio maschio. Ho visto anche i ragazzini e le ragazzine agli impianti dove ci siamo allenati e usano tutti lo stesso metodo, con un gioco molto fisico fatto di contrasti, di scuola anglosassone. Forse perché sono abituati al football… certo non è come da noi che come spunta un’ombra alle spalle i giocatori finiscono subito a terra».