SERIE A. Tris LAZIO da manuale. L’UDINESE è senz’anima

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Brkic para un rigore a Ledesma, poi si arrende a Gonzalez, Klose e Hernanes. Biancocelesti a due punti dal terzo posto…

(getty images)

RASSEGNA STAMPA – (R. Palombo) – C’è anche la Lazio di Petkovic al tavolo dello scudetto che la Juventus, complice la Champions, continua a tenere aperto. Sei punti dai campioni d’Italia, quattro dal Napoli e solo due da Fiorentina e Inter, la Lazio che spazza via (3-0) l’Udinese, che in campionato veniva da 6 risultati utili consecutivi, impressiona. La prima rete stagionale di Gonzalez, il centro numero 8 di Klose e quello numero 6, su punizione, del subentrato Hernanes sterilizzano gli effetti di un rigore sbagliato in avvio da Ledesma e scacciano il fantasma di un avversario che nei due campionati precedenti aveva soffiato ai biancocelesti un posto nella coppa più importante. Vittoria nettissima, figlia di una eccellente prima mezzora. Se un limite si vuole trovare a questo successo, esso risiede nell‘Udinese, fin troppo brutta per essere vera. Assenze, tante, ma non solo: quella di Guidolin è sembrata una squadra senz’anima e senza personalità, che non può essere tenuta a galla all’infinito dalle capacità balistiche del vecchio Di Natale o dalle parate di Brkic. La prima mezzora della Lazio è da manuale del calcio. Il rigore di Ledesma neutralizzato da Brkic, le belle reti di Gonzalez e Klose, due altre limpide palle-gol che Candreva e Mauri non concretizzano, è spettacolo puro. L’Udinese oppone solo due punizioni di Di Natale, la prima che si stampa sulla traversa sullo 0-0 e la seconda sulla quale Marchetti si complica un po’ la vita. Ma il dominio della Lazio è assoluto e nasce da una supremazia a centrocampo così evidente da far passare in secondo piano la prestazione poco convincente di Ederson, che Petkovic preferisce in avvio all’acciaccato Hernanes, preservato in panchina insieme a Konko. Ledesma direttore d’orchestra, Mauri e Candreva a scambiarsi le fasce, Gonzalez capace di zampillare ovunque e, come non bastasse, due difensori laterali, Cavanda e Radu, che partecipano sempre alla manovra. Tutto a grandissima velocità, merce insolita da queste parti, sicché i meriti vanno tutti ascritti a Petkovic. È un centrocampo camaleonte, quello della Lazio, che cambia modulo, dai cinque in linea ai 2-3 dietro Klose, con Gonzalez e Ledesma ben staccati a proteggere la difesa, all’1-4-1 col solo Ledesma centromediano, contro il quale l’Udinese non si raccapezza. Guidolin segue inginocchiato questa fase del match, cercando correzioni problematiche, senza trovarle: le assenze di Benatia, Basta, Pinzi, Lazzari cui presto si aggiunge anche quella dell’infortunato Domizzi, rilevato da Angella, sono più decisive di quelle di Muriel, Fabbrini e Barreto. Dopo la tempesta perfetta, la Lazio scala le marce e si accomoda aspettando una reazione dell’Udinese che nell’immediato si limita invece al minimo sindacale, con un’incornata di Danilo che sfila fuori di niente. All’inizio della ripresa Guidolin tenta il cambio di modulo, inserendo il lungo Ranegie ai fianchi di Di Natale e togliendo l’impresentabile Willians, ma la risposta di Petkovic si rivela assai più efficace, fuori Ederson e dentro Hernanes, che ha una gran voglia di dettare le gerarchie. Meno di un quarto d’ora e il 3-0 è confezionato, con una punizione perfetta che Brkic, barriera troppo folta, nemmeno vede. È il gol che chiude i giochi con mezzora d’anticipo e che dà alla Lazio una certezza: quest’anno, a romperle le scatole per l‘Europa che verrà, di certo non ci sarà l‘Udinese.