MILAN. Ora è EL SHAARAMOVIC. Fa più gol di IBRA, impresa faraonica

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Nelle prime 13 gare Stephan batte lo Zlatan delle due stagioni rossonere. E non è finita qui…

(getty images)

RASSEGNA STAMPA – Ancora una volta i rossoneri si sono salvati grazie al loro Piccolo Faraone, terminale di gioco ideale sia quando si tenta la rimonta con molta disperazione e poca lucidità (Palermo), sia quando la si cerca con carattere e idee finalmente chiare (Napoli). Per Stephan non fa differenza perché evidentemente non sente la pressione e non si fa prendere dall’ebbrezza da gol. Esulta soltanto quando mette a segno reti decisive — un pareggio o un vantaggio — e non se la squadra è ancora sotto. Perché per un attaccante non c’è nulla di più triste di un gol inutile. Il Faraone fin qui ha dato una lezione di comportamento a tutta la squadra, mostrando a compagni ben più anziani, navigati e celebrati qual è l’atteggiamento corretto da tenere in campo. Proprio quell’atteggiamento invocato da Allegri pochi giorni fa, dai senatori Abbiati e Ambrosini dopo la Fiorentina, e da Berlusconi alla vigilia di Napoli. E’ un concetto semplice: prevede tanta corsa, raddoppi, recuperi, contrasti. Sintetizzando: voglia di sbattersi. Lui ce l’ha, e in più è riuscito ad arrivare sufficientemente lucido davanti alla porta ben undici volte. Dieci in campionato, con due schiaffi in faccia a Cavani (che condivideva con lui il trono dei bomber), e una in Champions, il primo sigillo europeo della vita. Il Milan è dipendente dal Faraone come lo era da Zlatan. Anche di più. Stephan, capace, da qualsiasi angolazione si osservi, di non far rimpiangere lo svedese.