ATALANTA. BONAVENTURA: “Io, la carta vincente”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Bonaventura ha un jack di cuori sul parastinchi: 3 gol in 5 gare, quando segna la squadra vince…

(Getty Images)

RASSEGNA STAMPA – (A. Frosio) – Il Jack di cuori è la carta vincente dell’Atalanta. ‘Jack’ Bonaventura ce l’ha disegnato sui parastinchi, e da quando li indossa ha segnato tre gol in cinque partite (con 13 punti ottenuti), due consecutivi per avviare gli ultimi due successi su Sampdoria e Inter.

“Vorrei continuare così, ma sono un centrocampista, devo pensare soprattutto alla prestazione”.

Quando segna lei, l’Atalanta vince: 14 gol, 13 vittorie.
“Soltanto a Livorno in B, due stagioni fa, abbiamo perso. Poi, sempre vittorie: casualità, o forse il fatto che quando ho fatto gol c’è sempre stata una grande prestazione della squadra”.

Con l’Inter è stato così.
“Avevamo nelle corde un grande risultato anche perché loro avevano giocato giovedì. E poi noi abbiamo una grande consapevolezza. Se giochiamo con questa intensità possiamo mettere in difficoltà qualsiasi squadra, anche le grandi”.

L’Atalanta gioca con gli stessi titolari della stagione scorsa.
“Avere un anno in più sulle spalle ci fa esprimere meglio. Io so come si muovono Maxi e Denis, o come ci spostiamo in fase difensiva. Ma anche i nuovi stanno dando una grande mano: se i risultati arrivano è perché tutti remano dalla stessa parte”.

In più ci sono i suoi gol: l’anno scorso ne fece solo due…
“Sono cresciuto come voglia, come cattiveria. In area sono più convinto. E poi è un momento particolarmente fortunato”.

All’Atalanta nessuno parla di Europa, ma il sesto posto è un dato di fatto.
“All’Europa possiamo anche pensarci, sarebbe un sogno. Ma non possiamo permetterci di sognare. La nostra testa deve essere impegnata a preparare bene le partite, domenica dopo domenica. A cominciare dalla prossima, contro la Fiorentina“.

Lei, marchigiano, è un prodotto del vivaio bergamasco. Si ricorda la prima volta a Zingonia?
“Avevo 13 anni, arrivai per un provino. Mi misi a guardare l’allenamento della prima squadra: c’era Vavassori, in campo i gemelli Zenoni, Orlandini, Doni. Rimasi impressionato da questo ambiente fantastico. Entrai ufficialmente nel vivaio a 16 anni, ma a 13 ho ricevuto l’imprinting atalantino”.

Da numero 10 invece l’idolo è sempre Del Piero. Lo segue anche in Australia?
“Sempre. È un grande e ha fatto una bellissima scelta. In Italia non avrebbe potuto giocare con un’altra maglia”.