JUVE. Va sotto di due reti ma non si smarrisce. VIDAL+QUAGLIARELLA: impresa col CHELSEA

LA GAZZETTA DELLO SPORT – I bianconeri vengono colpiti da due magie di Oscar, eppure tengono lo stesso il campo e reagiscono. E nel finale l’attaccante sfiora addirittura il gol vittoria…

(getty images)

 

RASSEGNA STAMPA – (P. Condò) – Quando Oscar disegna con la naturalezza del fenomeno l’arcobaleno che va a morire nell’angolo alto alla sinistra di Buffon, gli uomini della Juventus si guardano l’uno con l’altro, a metà fra l’attonito e il rabbioso. Dire che si tratti del momento-chiave della partita è banale, è chiaro che se ti trovi sotto di due gol poco oltre la mezz’ora o reagisci subito oppure rischi la bastonata epocale; in realtà la posta psicologica è molto più alta perché quando sei così disabituato a perdere (un solo k.o. da quando c’è Conte) l’incontro con la possibilità di una sconfitta non è semplice da gestire. Partita equilibrata sino all’ingresso in scena del meraviglioso Oscar, in gol prima con un tiro deviato da Bonucci (con la Juve in 10 perché Vidal è ai box acciaccato) e poi con la straordinaria traiettoria che fin da settembre si candida come gol dell’anno. Ecco, l’aspetto più esaltante di questo 2-2 ottenuto dai campioni d’Italia sul campo dei campioni d’Europa risiede in quel giro di sguardi sullo 0-2, e nella risolutezza con la quale gli uomini della Juve ripartono. Duri, decisi, tracimanti adrenalina nei minuti immediatamente successivi — il rapido gol di Vidal ne è la logica conseguenza — poi più saggi, intelligenti, sornioni nell’incartare la partita nella ripresa, consapevoli che l’occasione buona sarebbe arrivata, bastava continuare così. Quando infine Carrera toglie il povero Giovinco, fisicamente inadeguato a questi livelli non tanto perché piccolino, ma perché non abbastanza veloce da sfuggire al contatto con gli spartani del Chelsea, c’è la netta percezione che qualcosa stia finalmente per succedere. Infatti il nuovo entrato Quagliarella, sin qui il più inavvertito degli attaccanti bianconeri, indovina il timing perfetto per lanciarsi nello spazio indicato dal passaggio del bravo Marchisio, e battere Cech in uscita fissando un sacrosanto 2-2. E la traversa che scheggia qualche minuto dopo in giravolta non va così distante, per bellezza, dal colpo di Oscar. Il Chelsea finisce muovendo palla in attacco per evitare ulteriori guai, più che per tentare il 3-2. Nessuno aveva dubbi sull’identità tecnica europea di questa Juventus, che soffre il giusto nei primi dieci minuti di Chelsea gasato. Questa è una serata che i blues ricorderanno per la presa del potere da parte di Oscar, il formidabile ragazzino che Di Matteo lancia al posto di Mata e che certo non uscirà più di squadra; Pirlo se lo trova appiccicato addosso in pressing e poi imprendibile una volta riconquistata palla. Succede allora che Vidal prenda in mano la squadra, sostenuto dietro da Barzagli immediatamente e da Bonucci e Chiellini nella ripresa, e suoni la riscossa: il segnale non potrebbe essere più chiaro, questa è una Juve che non s’è adagiata sulla complessiva facilità delle domeniche italiane, ma è pronta a traslare in Europa. E quando la reazione degli uomini investe calciatori di questa qualità, diventa possibile perfino una rimonta da 0-2 nello stadio dei detentori del titolo. Non ci sono soltanto luci in questa serata londinese. Se Pirlo ha confermato il suo momento difficile e Giovinco la difficoltà a interagire con rivali così atletici, la sensazione che il problema dell’anno scorso — il centravanti — resti irrisolto c’è tutta. Lo stesso Vucinic non ha estratto il meglio dal baule dei trucchi. Con questo 2-2, però, la Juve psicologicamente riprende il posto che le compete nella catena alimentare del calcio europeo.