UDINESE. Il nuovo assalto di Udine a BRAGA per sé e per l’Italia

LA REPUBBLICA – Udinese, atto secondo. In Portogallo, con nessun match ufficiale nelle gambe…

(Getty images)

 

RASSEGNA STAMPA – (C. Cito) – Udinese, atto secondo. In Portogallo, con nessun match ufficiale nelle gambe, prova a mettere le basi dell’ingresso in Champions League affrontando lo Sporting Braga nell’andata del preliminare. Un anno fa l’Arsenal tenne sulla soglia del sogno i bianconeri, illusi e poi delusi da Di Natale, schiaffeggiati da Van Persie e Walcott quando l’impresa, da complicata, pareva quasi comoda. A Guidolin il ricordo non brucia: «Un anno fa arrivammo vicini alla qualificazione, tenere il risultato in bilico contro l’Arsenal fu già una grande impresa». Adesso c’è lo Sporting Braga, nel doppio confronto che vale la qualificazione alla Champions e una barca di soldi, almeno 9 milioni di euro subito, per iniziare bene l’ennesimo anno zero: «Noi siamo questi — prosegue il tecnico — e il Braga è come noi, una squadra in ascesa, non di grande nome, ma capace di costruire qualcosa di importante ». Quanto conta sedersi al tavolo delle migliori 32 d’Europa, Guidolin lo esprime con un sospiro e un sorriso: «È fondamentale, lo è per tutti noi». C’è un ricordo felice, il preliminare di Champions di sette anni fa, con l’impresa dei friulani contro lo Sporting Lisbona, allenato dall’attuale tecnico del Braga, Peseiro. I portoghesi sono reduci dal 2-2 in casa del Benfica, hanno punte veloci, qualche brasiliano di buon livello — Mossorò, Alan, il bomber Lima – entusiasmo e uno stadio caldo e bellissimo, incastonato nella roccia. Due stagioni fa il Braga eliminò il Celtic nel preliminare, arrostendolo a dovere nella fornace del Municipal. E negli ultimi 3 anni, italiane fuori ai preliminari per 2 volte (Samp 2010 e Udinese 2011).

Raccolta intorno a Di Natale, con Muriel fuori per infortunio, con un centrocampo quasi tutto nuovo, dove spiccano la leggerezza e la tecnica dell’argentino Pereyra, l’Udinese rema per sé e per il calcio italiano, mai negli ultimi 10 anni così poco numeroso in Europa, quarta forza del Vecchio continente coefficiente Uefa alla mano, tre soli posti in Champions rispetto ai quattro dell’ultimo decennio. Dovesse andar male all’Udinese, ci ritroveremmo con due squadre: non accade dal 1998-99, quando per la Champions ci si qualificava appunto in due. Solo Juventus e Milan sono certe del posto: squadre ambiziose ma non all’altezza per ora delle big spagnole e inglesi, e poi entrambe alle prese con problemi diversi, bianconeri con la grana-Conte da amministrare e a digiuno di Champions dal 2009, rossoneri in crisi di risultati, di fiducia, devastati dal mercato, nervosi e pieni di problemi. Poi c’è l’Europa League, la Champions in miniatura, detestata dai club italiani, ancora da guadagnare sul campo per Inter e Lazio, impegnate domani nell’andata dell’ultimo turno preliminare contro i rumeni del Vaslui e gli sloveni del Mura. Il Napoli è già nel tabellone principale. Sarà però, probabilmente, la solita pena, una dannazione da scontare, non un’occasione da inseguire. Il posto in Champions l’abbiamo perso snobbando l’Europa League, e chissà se riusciremo mai a riconquistarlo.