LONDRA 2012. Una leggenda di nome Bolt

IL MESSAGGERO – Strepitoso 9″63 del giamaicano nei 100 dei grandissimi…

Circa 80.000 tifosi nell’Olympic Stadium di Londra, ad incitare gli atleti, ma soprattutto uno: “Usain-Usain”. Alla fine il giamaicano non poteva che rispondere con una prestazione da record: 9″63, record olimpico (secondo tempo migliore al mondo). Quarantuno i passi come sempre per tenere a bada il suo amico e rivale Yohan Blake (9″63)che, questa volta, si è dovuto inchinare al Fulmine ripetendo il crono dei Trials di Kingston dove aveva sconfitto Bolt. Terzo tempo per Justin Gatlin (9″79), primato personale, ma ugualmente sconfitto. Quarto è stato Tyson Gay con 9.80, preziosa prestazione per l’americano taciturno mentre Asafa Powell si è fatto male cercando di sprigionare tutti i cavalli del suo motore. Quella di ieri era la notte di Bolt ed è stata davvero la sua notte. Una notte dolce, attesa come non mai dopo mille dubbi, incertezze di non essere più il magnifico corridore di sempre. Non è cambiato, Bolt: è sempre lui, forte, irresistibile, determinato. E non è cambiato neppure con il pubblico. Era la finale olimpica, ma che importa? è una gara ed è bello divertirsi prima, in corsa e dopo. Un giro d’onore che è stato uno spettacolo: gli scherzi con la mascotte, i sorrisi, le boccacce. […] Lo sparo in uno stadio che sembrava una chiesa – ma questa gara, questa finale, era davvero qualcosa di religioso. Si è inchinato, Usain, e ha atteso lo sparo. La sua reazione, 0.165, non è stata eccezionale ma, scottato a Daegu, mica poteva rischiare. Si è messo in moto immediatamente, potentissimo con il turbo. Alla sua sinistra c’erano Gatlin, Blake e Gay. Niente da fare per nessuno: il Fulmine era un portento, straordinario come una Ferrari, imprendibile per tutti.