CALCIO. GATTUSO: “Mi sentivo un peso. ALLEGRI mi voleva dirigente…”

RASSEGNA STAMPA – CORRIERE DELLA SERA – (Alberto Costa) – Intervista  a Gattuso…

 

“La borsa me la porto in camera e i tacchetti li devo cambiare da solo. Se mi dimentico il grasso e non pulisco le scarpe, la borsa si sporca”. Dopo avere frequentato gli dei del pallone Rino Gattuso, leva calcistica della classe ’78, è tornato alle origini: a quando metteva il cuore dentro alle scarpette di gomma dura correndo più veloce del vento, e allora l’allenatore sembrava contento.

 

Rino, che ci fa con addosso una maglia che non è quella del Milan? 
“Ho azzerato il passato. Per 13 anni ho fatto un altro sport, al Milan ero su un altro pianeta. Indossare la maglia rossonera e questa del Sion sono due cose diverse. Quella del Milan me la sentivo disegnata addosso”. 

Qual è la cosa di cui avverte di più la mancanza?
“Mi manca il Milan. Sarei ipocrita se dicessi il contrario. Però sono contento della scelta che ho fatto. Qui c’è da battagliare, è una sfida. Qui se ti fai un bendaggio alla caviglia ti guardano storto: le bende costano. Però, almeno nell’80 per cento delle squadre di club, la normalità è questa”. 

Dunque nessun pentimento. 
“La decisione di andarmene l’ho presa un mese prima di dirlo a Galliani. Non ne ho parlato neppure con i miei compagni, soltanto mia moglie sapeva. Era arrivato il momento di lasciare, di non sentirmi più un peso”. 

E perché si sarebbe dovuto sentire un peso?
“Ho avuto un anno incredibile, con quello che mi è successo agli occhi è stato un successo personale tornare ad allenarmi e giocare quelle 4-5 partite negli ultimi due mesi. Però quando l’allenatore ti fa capire che ti preferisce come dirigente per lo spogliatoio allora sai che c’è? C’è che me ne vado. Con una stretta di mano, senza rancore e senza polemiche. Io e Nesta abbiamo fatto questa scelta perché sentivamo di non essere voluti da Allegri. La società no, chiedeva che rimanessimo ma io sono molto orgoglioso, mi sentivo ancora giocatore”. 

Ha mai parlato con Ancelotti, il suo ex allenatore? 
“Sì. Quando ha perso lo scudetto con il Psg per sapere come fosse successo. È da più di un mese che non lo sento”. 

Adesso lo dovrà richiamare per spiegargli come si gestisce Ibrahimovic. 
Carletto sa bene come si fa. Io di gente che si allena come Ibra ne ho vista pochissima. Il suo problema è che a volte pretende dagli altri quello che fa lui, non capisce che non tutti parlano la sua stessa lingua calcistica. E del resto se guadagna 12 milioni di euro all’anno un motivo ci sarà”. 

Come valuta lo smantellamento del Milan?
“Lo inquadro nella crisi delle aziende italiane. Se a Mediaset c’è gente che deve starsene a casa, non vedo perché spendere per una squadra di calcio. Però con i tifosi è importante essere chiari, bisogna spiegargli gli obiettivi: signori, per due-tre anni si fanno sacrifici, poi si torna a spendere. Comunque la cinghia la stanno tirando tutti, anche l’Inter che ha stretto i rubinetti. Però nessuno può dire niente a Berlusconi e a Galliani. O a Moratti“.

Quindi il Milan può salutare lo scudetto. 
“Con Ibra e Thiago poteva lottare per vincerlo, ora sarà più faticoso. Non ci vuole Gattuso o Einstein per capirlo”. 

E come la mettiamo con la Champions League?
“Sei il Milan, non puoi giocare solo per partecipare. La Champions devi farla. Io comunque verrò a vedere le partite a San Siro. C’è un treno Sion-Gallarate che ci mette un’ora e 35″. 

Provi a immaginare lo spogliatoio di Milanello. 
“Sarebbe stata dura anche se fossimo rimasti io e Nesta. Vedere un ridimensionamento di questo tipo in un colpo solo è uno shock. Anche noi, quando venne ceduto Kakà, ci chiedevamo: perché si vende Kakà? Figuriamoci ora. Conoscendo quello spogliatoio so che ci saranno scetticismo e delusione. Ti vedi vendere i due migliori giocatori della squadra…”. 

Fosse nei panni di Allegri come reagirebbe a questa situazione?
“Farei fatica a dormire. Preparare una squadra con uno dei più forti difensori del mondo e con un attaccante che da solo ti vince almeno 10 partite in Serie A è un conto, senza è un altro. Però conoscendo Galliani prima o poi qualcosa dal cilindro tira fuori, qualcosa si inventa. Farà per l’ennesima volta Copperfield“. 

Qual è il buco più evidente nel Milan che sta nascendo?
“Senza Thiago e Nesta non c’è più un punto di riferimento in difesa”. 

E adesso? 
“Bisognerà lottare, sarà importante imitare la Juve dell’anno scorso. Costruita su due grandi campioni, Buffon e Pirlo, e tutti gli altri a vomitare per la fatica. Si vede che Conte è un malato di calcio. Anche quando ci giocavo contro tutti parlavano di Davids ma era lui che macinava chilometri e non mollava mai. Era un gatto attaccato ai coglioni, come si dice dalle mie parti”.