EURO 2012. ANCELOTTI: «Dormire preoccupati è la nostra arma in più»

CORRIERE DELLA SERA- Ancelotti: «Tanti problemi? Uscirà l’orgoglio»

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Carlo Ancelotti ha rilasciato un’intervista esclusiva al Corriere della Sera ecco le sue parole: Carlo Ancelotti, dopo i tre gol subiti a Zurigo dalla Russia, per la nostra nazionale è scattato l’allarme rosso. Preoccupato? «A occhio e croce non mi pare che l’Italia abbia mai fatto sfracelli nelle amichevoli prima di un Europeo o di un Mondiale. Certo, la preoccupazione un po’ aumenta ma per gli italiani essere preoccupati è un vantaggio più che uno svantaggio. È una buona motivazione, non sarei così pessimista».

In una situazione del genere che cosa può scattare? Orgoglio o depressione? «Conoscendo gli italiani, senz’altro l’orgoglio. La storia del calcio italiano è ricchissima di questo tipo di reazioni, dal Mondiale dell’82 a quello del 2006. Siamo un popolo che nelle difficoltà sa tirare fuori il meglio».

Visto che ne parla così bene, perché non porta Balotelli al Paris Saint Germain? «Perché di teste matte ne ho già tante… Era una battuta, mi raccomando: la verità è che il Manchester City non lo molla».

E Prandelli? «Nei momenti di difficoltà servono buon senso, pazienza, conoscenze. Prandelli è un valore aggiunto. Se a tre giorni dall’Europeo perdi la testa e ti metti a sbraitare non vai da nessuna parte. Sono ottimista anche perché non vedo squadre irresistibili. Forse la Spagna. Ma poi? La Francia ha i suoi problemi, l’Inghilterra ha perso Lampard e deve giocare due partite senza Rooney, la Germania ha preso cinque gol dalla Svizzera».

Però non è che i nostri dirigenti di club siano meglio: ne combinano di tutti i colori. «Stanno esagerando. Però Galliani rimane sempre il numero uno. Almeno in Italia».

A proposito di Galliani, è vero che state cercando di portare Thiago Silva a Parigi? «Non credo proprio che Thiago lascerà il Milan».

E Ibrahimovic? Si parla di una vostra offertona ai rossoneri. «La politica del Paris Saint Germain è quella di investire sui giovani per costruire una squadra in cui innestare giocatori che per 4-5 anni diano un rendimento affidabile. Ibra non rientra in questi parametri».