GENOA. PREZIOSI: “Dare il Daspo a questa gente è come dare un’aspirina ad un malato grave”

Il presidente del Genoa, Enrico Preziosi in un’intervista a Sky Sport 24 commenta i fatti accaduti durante la gara Genoa-Siena di domenica scorsa. I padroni di casa hanno perso 1-4 e durante la gara un gruppo di tifosi si è spostato dalla gradinata nord ai distinti, sopra l’ingresso agli spogliatoi dimostrando una forte protesta, fino a che i giocatori hanno dovuto togliere le maglie e deporle a bordo campo. La gara è stata interrotta per 45 minuti

 

(Getty Images)

 

Queste le dichiarazioni di Preziosi a Sky Sport 24:

 

Sedimentata la rabbia a caldo, adesso cosa resta?

“Resta l’aver subito una forma di violenza, che come tutte le forme di violenza lasciano un po’ umiliati e amareggiati. Questo è il nostro sentimento, poi il fatto sportivo ha un altro tipo di impostazione. Però, il fatto sportivo in questo momento non prevale su ciò che è accaduto. Quando accadono fatti di questo tipo ognuno dice la sua, bacchetta e si erge a paladino, però bisognerebbe un po’ capire meglio ciò che è accaduto. Ho sentito soltanto bacchettate da parte dei presidenti delle federazioni e del Coni, ma io sono stato l’unico presidente in Italia che ha avuto il coraggio di chiamare delinquenti, con un eufemismo, naturalmente, quei signori, che hanno dato quel tipo di spettacolo. Ho sentito parlare di etica alcuni presidenti che in passato sono stati condannati pesantemente, parlano di etica. Come dire, che alcuni presidenti, guardi il sottoscritto, ha pagato sette anni. Magari ci fossero persone in Italia che pagano un prezzo così alto. E comunque, una volta pagato, mi sembra che abbiano anche il diritto di vivere, altrimenti cosa fanno queste persone? Spariscono e finiscono di vivere, non possono avere dei diritti dopo aver pagato? Nessuno in Italia, nelle istituzioni, ha avuto una parola di conforto per noi che abbiamo subito la violenza. Si è detto, invece, cha abbiamo offerto uno spettacolo indegno. Io avrei voluto che qualche presidente, che ha figli e ha parenti, fosse stato lì in campo con le bombe carta che scoppiavano ogni trenta secondi. Vorrei proprio capire qual è il comportamento, con la polizia che faceva quello che poteva fare. Io mi chiedo come mai il match non è continuato regolarmente, se non arrivando ad un compromesso? Forse perché la polizia e alcuni spaventati hanno usato il buon senso? È quasi dire una forma di resa. Cosa facciamo eroi i nostri calciatori, i quali si fanno tirare addosso tutto pur di continuare a svolgere una partita di calcio e magari rischiare anche la pelle? Mi sto sfogando perché vedo che tutti quando accade qualcosa cavalcano l’onda. Vorrei che tutta questa gente fosse stata in quel quadrato, in quei cinquanta metri di campo, per capire qual era il clima. Quindi, non permetto a nessuno di giudicare soltanto dalle immagini, bisogna indagare e farsi relazionare del clima che si respirava. Giocatori che arrivano da altre culture, come i giocatori svedesi o di altre nazioni, non capivano e avevano paura. È facile criticare, ma io non lo accetto. È giusto che si dibatta, ma è giusto anche fare più chiarezza perché in un paese civile il match non sarebbe stato mai interrotto. Permettere a sessanta, settanta o anche trenta persone di interrompere il match è un fallimento non solo della società. È questa la verità, ma nessuno ha il coraggio di dirlo. Perché il match non si è svolto regolarmente e perché si è permesso a questi signori di interrompere un match? Io vorrei che il Presidente dello sport mi desse una risposta”.

Forse Petrucci non si riferiva a lei, ma ad un suo collega

“Io ho già capito cosa vuol dire, ma non posso pagare visto che ci sono tanti presidenti e non sono l’unico. Si desse nome e cognome alle persone perché quando si accusa qualcuno si va in televisione. Visto che in quel gruppo ci sono altri presidenti che hanno pagato, di cui non faccio i nomi per correttezza, allora a chi si riferisce il Presidente? Ce lo faccia capire, perché se sono io posso rispondergli così come sto facendo. Se si riferisce ad altri, a me non interessano le liti di un presidente con un altro presidente della Lega. Noi abbiamo fatto, insieme alla polizia, tutto quello che era necessario per evitare guai maggiori. Io non sto accusando, né contestando nessuno, sto solo assistendo alla messa in onda di alcune dichiarazioni di responsabili del mondo del calcio. A queste dichiarazioni voglio rispondere dicendo la mia, non ho proprio voglia di scontrarmi e penso che non sia neanche il momento per farlo. Mi sarei aspettato maggiore solidarietà e, invece, ho avuto soltanto la solidarietà di un solo presidente. Questa è la dimostrazione che Enrico Preziosi e i dirigenti del Genoa non hanno mai avuto nessun tipo di connivenza con la tifoseria cosiddetta organizzata. Se devo riconoscere che non hanno mai chiesto niente a noi e mai hanno preteso niente, mi deve anche essere riconosciuto il fatto che non c’è mai stato un contatto tra noi e loro. Il fatto stesso che io li abbia etichettati, così come io credo che siano, la dice lunga su quelli che potevano essere i rapporti tra noi e loro”.

Chi è il Presidente che le ha mostrato solidarietà?

“Non mi sembra il caso di dirlo. Io ho avuto migliaia di messaggi di tifosi che mi esortavano a rimanere al comando di questa società, tifosi che pur essendo delusi dalle mie scelte e dal mio modo di dirigere mi hanno voluto confermare la fiducia. Io sto lavorando per loro, spero di potercela fare. Aggiungerei che in Italia abbiamo una cultura del tifo che prevale su quella dello sport e fino a quando ci sarà questa cultura è inutile che facciamo i “santarelli”. Questa è la cultura che bisogna sconfiggere e la retrocessione non è una vergogna, ma solamente una stagione sbagliata e fatta di errori che bisogna accettare”.

Il Daspo non consentirà a questi cittadini di andare allo stadio, ma lei potrebbe ritrovarseli ogni giorno al campo di allenamento o sotto casa

“Dare il Daspo a questa gente è come dare un’aspirina ad un malato grave. Si è voluto dare subito una dimostrazione veloce che secondo me non è una risposta istituzionale adeguata. Questo è un paese che funziona così e chi denuncia questo stato di cose probabilmente ne paga anche le conseguenze, perché non bisogna mai andare contro le istituzioni e contro il sistema, anche quando non funzionano. Io mi sento isolato, per questo ho rabbia. Si è solamente detto che si è ammirato Sculli che non ha tolto la maglietta, non si è neanche detto come sono stati definiti questi signori con i quali non ho mai voluto intrattenere rapporti. Se questo è il paese, qualcuno ci dica perché bisogna andare avanti ad investire denaro e sforzi. Perché questo mondo non è fatto solo di presidenti di Serie A, di Serie B, di Serie C e di Lega, ma è fatto anche di istituzioni. Che ognuno si assuma le sue responsabilità, soprattutto chi è a capo”.

Qual è lo stato d’animo della squadra?

“Si tenta di sdrammatizzare con qualche battuta, ma in realtà la lacerazione c’è stata ed è profonda perché non ha toccato un fatto calcistico. Qualche tifoso ha avuto uno spazio sui giornali importanti per dire che non sono volati neanche gli schiaffi. A volte ci sono violenze che vanno al di là del fatto fisico e sono le peggiori. Si tratta di lavorare su questo e io credo che a breve non sia facile dimenticare un’esperienza del genere. Spero solamente che in campo ci possa dare uno stimolo diverso da quello che abbiamo attualmente”.

Si è anche detto pronto a mollare tutto: lo conferma?

“Io ho detto solamente che ho il dovere come presidente di finire il campionato e sono convinto che ci salveremo sul campo. È magari una pia illusione, secondo alcuni, ma invece è un fatto di speranza e di valori che abbiamo nella nostra squadra e nella nostra società. Ne vogliamo venire fuori tutti insieme ed è evidente che a fine campionato, in qualsiasi categoria ci troveremo, io dovrò riflettere se continuare o meno. Se mi facessi prendere dallo stato d’animo attuale avrei una risposta abbastanza semplice, non mi va più di continuare. Però dovrò riflettere, pensando che la darei vinta ad alcuni che magari hanno anche desiderato questo, facendo un danno a tutta quella parte della tifoseria che ancora, nonostante gli errori commessi, ha fiducia. Penso che questa decisione la prenderò quando avrò fatto il mio dovere fino all’ultima giornata di campionato. Se mi farete questa domanda un minuto dopo la fine del campionato potrò darvi una risposta più precisa”.
Qual è il futuro del Genoa in panchina?

“Intanto bisogna spendere una parola su Malesani che ha poca responsabilità in questa ultima parte di campionato. A me dispiace molto averlo richiamato e dopo neanche tre settimane averlo esonerato ancora una volta. Questo ha messo in difficoltà me e la sua professionalità, per questo gli chiedo scusa fin da adesso, forse avrei dovuto non chiamarlo. Mi sono rivolto, più che ad un allenatore, ad un amico che io stimo e con il quale ho sempre intrattenuto rapporti tra virgolette extra-calcistici. Gli ho chiesto di darmi una mano a venirne fuori in queste cinque partite, so che gli ho chiesto un miracolo e spero di poterlo portare avanti. Non abbiamo più parlato di contratti e di futuro, il suo contratto scade al 30 giugno e dopo vedremo. Io non ho assunto alcun allenatore, né mi sono impegnato con De Canio in merito al proseguimento del rapporto in futuro. Anche questo lo deciderò a fine campionato”.