ROMA. LUIS ENRIQUE: “Il colpevole sono io, ma non mi dimetto…”

Ecco le dichiarazioni dell’allenatore giallorosso nella conferenza stampa in vista della sfida contro l’Udinese in programma domani sera…

(getty images)

Luis Enrique incontra i giornalisti nella sala stampa di Trigoria alla vigila del match di campionato contro l’Udinese . Ecco le sue dichiarazioni:

Ci sono state dichiarazioni importanti dei dirigenti dopo la gara contro il Lecce. Giocatori sopravvalutati o sono errori suoi?
“Non ho sentito le dichiarazioni di nessuno. Come faccio di solito. Quando devo parlare con Franco, con Walter, con chiunque lo faccio in privato. Non sento le dichiarazioni”.

Ritiene che alcuni giocatori siano stati sopravvalutati dal punto di vista del carattere?
“Voi volete una lotta e io non voglio lottare. Volete un confronto tra la Roma, i dirigenti della Roma e il suo allenatore e io non voglio lottare. Io vado a lavorare…LA-VO-RA-RE…e quello che farò fino alla fine del campionato, lo farò con i ragazzi, mi prenderò la responsabilità ogni giorno che penso di dovermela prendere, normalmente ogni giorno; Il mio lavoro è quello di migliorare la squadra, che sia pronta per giocare l’importante partita di domani. Il resto sono cose che capisco che possa interessare a voi ma non a me”.

Il piazzamento Champions è lontanissimo? Si sta vergognando della Roma attuale?
“No  assolutamente. Mai. Anzi al contrario, sono orgoglioso dei miei calciatori, ORGOGLIOSO. Di come si comportano e di come si allenano ogni giorno. Capisco, perchè l’ho vista sulle loro facce,  la disillusione dopo le sconfitte e ne abbiamo subite tante, tante brutte sconfitte, ma abbiamo fatto anche qualche partita buona. Sono orgoglioso di questi ragazzi, non sono colpevoli di niente. Devono e dobbiamo migliorare tantissimo: non solo per arrivare al livello dei nostri tifosi, che è al di sopra del nostro livello e del nostro atteggiamento, questo lo sappiamo; sappiamo dove giochiamo e quali sono i colori difendiamo, ma il lavoro continua a essere chiaro, per migliorare e non dobbiamo pensare a delle cose che non fanno bene alla squadra . Sulla Champions il discorso è facilissimo: questa settimana non siamo vicini, tre giorni fa lo eravamo, ma quello che è certo è che siamo al sesto-settimo posto da tutta la stagione. Certo è che ho ancora l’illusione, la voglia di arrivare più alto, al terzo posto. Ma al giorno d’oggi la classifica dice che siamo sesti e lo siamo da tanto tempo. E se riusciamo a fare quello che non abbiamo fatto in questo campionato, ovvero di fare sette partite ad un livello superiore possiamo farcela. Secondo quello che dice il campionato fino ad ora no: chiuderemo il campionato quinti, quarti o settimi: questo è quello che dice il campionato. Ma io ho ancora l’illusione di arrivare terzo. E i miei ragazzi, per quello che ho visto e per le cose che ci siamo detti nello spogliatoio, pensano lo stesso. Un’altra cosa è che quando arriva la partita siamo molto lontani da quello di cui c’è bisogno per arrivare al terzo posto”.

Lei dice di essere orgoglioso dei suoi giocatori. Durante la partita di Lecce sembrava che si fosse estraniato dalla partita: non ha fatto un cambio. Cosa stava pensando?
“Pensavo alla partita. Ora è normale vedere gli allenatori in piedi, ma cinque anni fa erano tutti seduti. Non cambia molto o nulla nella partita se sei in piedi o no. La partita di Lecce per noi era importante: ma ogni volta che siamo andati vicini a metterci realmente in lotta per il quarto o il terzo posto abbiamo fatto una figuraccia, tutti io per primo. Per quello diventa difficile capire. E invece tutte le volte che siamo stati in grandissima difficoltà la squadra ha fatto di nuovo una bella figura. Anche per noi è difficile da comprendere. Ma capiamo tutti i tifosi che si arrabiano per la situazione, ma non ho visto in nessun momento che i giocatori non abbiano la voglia di lavorare o la grinta di farlo”.

Crede che i giocatori abbiano ancora la voglia che c’era all’inizio. Pensa che la seguano ancora come ad inizio stagione?
“A me? Si. Il giorno che vedrò la squadra che non mi segue più non sarò qui. E ti dico un’altra cosa: l’anno scorso la Roma è arrivata sesta, quella in cui ci troviamo noi adesso, mancano sette partite. Ma nessuno di voi mi può dire che questa è una squadra che nel futuro potrà fare qualcosa o diventare qualcosa. Per quello vi chiedo a voi…vi chiedo…non me ne frega niente, fate come volete…ma vi chiedo, quando parlate di ragazzi giovani di 20 anni: che cosa volete? Io ricordo calciatori bravissimi che a quell’età erano riserve e che adesso sono i più grandi calciatori del mondo. Per me il discorso è chiarissimo: tutti i ragazzi della squadra, e parlo pure dei giovani, per me stanno facendo un lavoro importantissimo e stanno avendo una crescita incredibile. E questo sarà sicuramente, con qualsiasi allenatore, sarà un potenziale incredibile per la Roma, da qui a tre anni. Con qualsiasi allenatore, sicuro. Ma non massacriamoli, se volete massacrarli non c’è nessun problema. Il colpevole di tutto questo sono IO, che sono l’allenatore. La responsabilità me la prendo io e lasciamo in pace ragazzi di 20-21-23 anni. E lasciamo in pace i calciatori più esperti. Tutti quelli che stanno formando questa rosa, ve lo dico io che li ho visti dal primo giorno, stanno migliorando tantissimo, come si comportano, come si allenano. Per favore smettetela di raccontare queste bugie sul fatto che litigano nello spogliatoio. E’ tutto una bugia, smettetela di dire queste “tonteria”, queste sciocchezze. Lasciateli lavorare in pace, quelle sono tutte bugie. Se lo dico ai tifosi devono essere tranquilli. Arrabbiati quando giochiamo male e purtroppo lo facciamo un giorno si e un giorno no, non siamo regolari, ma questi ragazzi si comportano come persone, come professionisti, si comportano in modo ottimo, lo vedo ogni giorno e questo lo dico a testa alta. E’ questo quello che succede. Non si deve distruggere niente, ma migliorare la nostra prestazione, io per primo, e dopo i ragazzi. Ma i ragazzi lo stanno facendo o stanno cercando di farlo”

La squadra ha appreso ancora poco di quello che vuole?
“No credo abbia appreso abbastanza. Se poi lo interpretermo nel modo giusto o l’avversario è più grintoso o fortunato è un conto. Ma la Roma, che vinca o no, fa sempre la sua proposta. Quello poi diventa un obiettivo povero se non si vince, ma la squadra ha una sua identità e si vede. Da dopo Natale ho visto quello che volevo: certo si vedono sempre degli errori, errori che dobbiamo combattere e che cerco di combattere ogni giorno, me è difficilissimo, se fosse facile lo avrei fatto prima. Manca qualcosa sulla tattica, mi prendo la responsabilità, manca qualcosa di motivazione e mi prendo la responsabilità, ma lasciamo in pace i ragazzi. Vi assicuro che per vedere una Roma migliore ogni settimana abbiamo bisogno della tranquillità e della fiducia che portano i tifosi romanisti alla squadra, come hanno fatto tutta la stagione. Così si vedrà una grande società, una grande tifoseria, una grande squadra. Andiamo piano piano. A tutti piacerebbe essere già una grande squadra, ma quello è quasi impossibile in questo momento”.

Un allenatore può cambiare la motivazione di una squadra?
“Come no! E’ chiaro che la deve cambiare, che deve motivare la squadra. E’ chiaro. Assolutamente si”.

Lei ha ammesso di essere il colpevole. Questo senso di colpa potrebbe portarla a rassegnare le dimissioni o crede in questo progetto e vuole restare a Roma per aprire un ciclo?
“Quello che dico è quello che sento e parlo con il cuore. Forse parlo troppo, dovrei parlare di meno…ma non ho nessuna paura e sai perchè? Perchè ogni mattina mi alzo pensando di fare la cosa giusta per la mia squadra. Questo è quello che penso. Sbagliando tantissime volte e sbaglierò nel futuro, ma sicuramente pensando che ciò che faccio sia la cosa migliore. La cosa che mi interessa è la partita di mercoledì, il resto…ho sempre detto che nel calcio non si sa mai e questo penso. Quello che dico è: perchè i ragazzi mostrino tutta la loro condizione, la voglia e la loro qualità, devono avere un clima favorevole. Quando non succede questo è più difficile. Ma quest squadra, quando è arrivato un momento difficile, e ce ne sono stati tanti in questa stagione,  ha fatto sempre i compiti, si sono dimostrati uomini e grandi professionisti. Un altro discorso è che ogni volta che abbiamo l’opportunità di arrivare vicino ai grandi non siamo stati all’altezza. Ma quello non vuol dire che sono cattivi, che non sono uomini o non so che cazzate si dicono. Diventa un discorso diverso. Se il senso di colpa mi lascia tranquillo? Tranquillissimo! Come posso essere tranquillo? No. Io penso sempre che la mia squadra deve migliorare, sono una persona molto esigente, mai soddisfatto anche se vinco dieci partite di seguito. Ci sono sempre delle cose da migliorare. Invece se non vanno bene è tutto da migliorare, tutto da cambiare. Così è come la vedo. Per quanto rigurarda il discorso delle dimissioni, non mi dimetto, non mi dimetto. Quello è certo, punto. Quando vedrò che la squadra non mi segue o quando la società mi dirà che non sono la persona giusta andrò via, sennò vedremo cosa succede”.

Ogni volta la Roma sbaglia nei momenti chiave. La squadra è fragile?
“No. A noi succede l’inverso di quello che succede nelle altre squadre ma ci sono state tante occasioni in cui la squadra ha fatto bene e domani mi aspetto una partita difficile. Ma sono sicuro che la squadra faccia benissimo e per questo ho bisogno del pubblico”.

Il calcio che propone è un calcio nuovo per quelli in rosa nella Roma. Ha sempre parlato della cultura del lavoro: quanto ha pesato non poter lavorare con i centrali difensivi da Riscone?
“Dopo nove mesi se mi conoscete un pò sapete che non parlo dei singoli. Parlare di quelli che non ci sono, mi dispiace…io non cerco delle scuse. La mia rosa è questa, con infortuni o squalifiche. Io devo migliorare la mia squadra con quelli che possono giocare. Il resto sono scuse”.

Come si fa ad uscire da questa situazione? Da questi continui fallimenti?
“Per me sarebbe facile dirti: prendi gli allenatori europei di grandissimo livello e dimmi quando hanno vinto il primo anno. Crujiff sai quanto ci ha messo a vincere il primo trofeo al Barcellona? 4-5. No? Non ha vinto al primo anno. Ferguson quanto ci ha messo per vincere al primo anno?”.

E allora Mourinho, Allegri, Guardiola.
“Ci sono allenatori che hanno vinto, ma altri no”.

Come si esce da questa situazione?
“Vincendo si esce da questa situazione. Le ultime sette partite le vinci tutte e sette ed esci da questa situazione”.

Secondo lei i tifosi sono orgogliosi di una squadra che ha battuto tanti record negativi?
“Ho detto che sono orgoglioso dei miei calciatori perchè quello che sento. Ma non significa che io non sia delusissimo. Se vedremo un clima difficile per loro, per loro sarà molto più difficile fare bene in campo. Si avvicinabo sette partite importantissime per noi e per questo mi aspetto e voglio un altro clima, anche se forse non lo meritiamo”.

Lei dopo il gol primo gol di Muriel ha detto che c’era poco da fare. Può spiegare il perchè?
“Dopo il gol di Muriel si vedva chiaramente che la squadra non era pronta, con l’atteggiamento giusto. Che eravamo inferiori al Lecce. Per quello l’ho detto dopo la partita, perchè credevo che la partita cambiasse in fretta”.

Cosa non va nel clima intorno alla squadra?
“E’ incredibile il clima. E’ stato un clima ottimo e perfetto. Quello che dico ai tifosi è che noi abbiamo bisogno diel rapporto che abbiamo avuto in questa stagione con loro. Non ho quasi mai visto un tifo di questo tipo”.