GAZZETTA DELLO SPORT. INTER RANOCCHIA SBAGLIA, POLI MERITA VALANGHE A SAN SIRO Quattro gol di Milito Ma Miccoli ne fa tre e l’Inter non vince più

GAZZETTA DELLO SPORT. INTER RANOCCHIA SBAGLIA, POLI MERITA VALANGHE A SAN SIRO Quattro gol di Milito Ma Miccoli ne fa tre e l’Inter non vince più

Partita pazzesca, come all’andata (4-3), con gli stessi protagonisti. Un susseguirsi di sorpassi e rimonte: finisce 4-4, ma chi ci rimette sono i nerazzurri. Bene Sneijder a sinistra

 
(Getty images)

 

Fuochi d’artificio a San Siro, nel segno dei duellanti. Il principe e il piccolo gigante scrivono la favola del gol, incendiano una sfida che aveva mille alibi per essere brutta, causa campo, neve, freddo e, se vogliamo, la forma delle squadre. Un poker di uno scatenato Milito non basta a far gioire l’Inter, quel folletto geniale di Miccoli si carica quasi da solo sulle spalle il Palermo e con una tripletta d’alto tasso tecnico riaggancia i rivali al tramonto. Per questo si merita la palma d’oro di questa pazza sfida, piena di gol da incorniciare causa anche, ovvio, errori. Non si può dire che Inter e Palermo non siano coerenti, che faccia caldo o che nevichi pesante. Come all’andata, più che all’andata: 4-3 a Palermo, per i padroni di casa: doppietta di Miccoli. E doppietta di Milito. Altri otto gol qui, con le difese allegre soprattutto quella dell’Inter e i siciliani che fanno 4 punti su 6.  Non è stata un partita, è stato un inseguimento, anche più divertente di quelli delle macchine nei film. Sorpassi e contro sorpassi. Certo, l’Inter non ha riso molto: s’è visto soffiare due punti preziosi a pochi minuti dalla fine. Quando si vedono otto gol, è chiaro che la tattica non è stata la chiave della gara. Come è chiaro che la giornata meravigliosa di Milito bisogna tornare al 2002 per vedere un poker di un nerazzurro, Vieri e Miccoli faccia passare in secondo piano un sacco di cose. La prima, il Poli ritrovato, tanto pimpante e decisivo che ti fa dire: ma perché è solo alla seconda gara da titolare? E’ stato uno dei migliori, quando è uscito l’Inter ha sofferto di più in mezzo. La seconda è l’esordio di Palombo, che appena entrato si è presentato con un lancio preciso di 40 metri sui piedi di Milito. E possiamo aggiungere il soldato Sneijder che, come ha chiesto Ranieri, ha provato a parlare la lingua della squadra, tanto da adeguarsi sulla fascia senza dire bah. E, udite udite, giocare meglio che dietro le punte. Il Palermo invece sembra aver ritrovato una certa compattezza, e con un Miccoli così può risalire la china. L’alba della sfida è stata tutta sua, di un rosa intenso, come se i campacci innevati fossero pane quotidiano. Gli scambi erano più precisi e veloci, soprattutto per la vena di Miccoli che da subito ha messo in difficoltà Nagatomo e Ranocchia. L’Inter nel primo quarto d’ora è rimasta a guardare e dopo un paio d’occasioni e un salvataggio di Lucio su Budan, era lampante che il Palermo avrebbe segnato. Lo ha fatto con Mantovani, lasciato solo in area sull’ennesimo corner battuto da Miccoli. Ecco, qui l’Inter s’è svegliata dal torpore e si è messo a giocare: al primo affondo ha pareggiato, grazie al rinvio di testa sbagliato di Silvestre che ha messo sui piedi di Milito l’occasione per sfoggiare i suoi proverbiali diagonali. Da lì in poi l’Inter è salita in sella alla partita anche grazie, appunto, all’accorgimento tattico di Ranieri, che mostrava a grandi gesti il nuovo sistema: 4-4-2. Cioè, Con Sneijder sulla fascia sinistra e non più dietro le punte. Da lì, l’olandesino è stato più efficace e pericoloso.  Ma, dato il primo round, era dura prevedere la tempesta di gol del secondo. Il terreno ha dato una mano a rendere veloci i rovesciamenti di fronte, le difese come detto ci hanno messo del loro. Ma per una volta lasciamo perdere schemi e sovrapposizioni e celebriamo due fenomeni del gol: il Milito che s’era perso e faceva fatica a tornare. Ma adesso è più Principe che mai. E il piccolo gigante che pure lui ha avuto le sue difficoltà e i suoi infortuni e che forse non è mai stato lodato per quanto meriti. Che duello: Fabrizio il pugliese ha segnato subito l’1-2 beffando Ranocchia e Julio Cesar con una diagonale preciso. Diego l’argentino l’ha raggiunto su rigore Nagatomo atterrato da Munoz, anello debole della difesa eppoi lo ha ri-staccato dribblando il suo ex compagno Viviano, grazie a un’amnesia generale della difesa e dell’arbitro, dato che era in fuorigioco. Milito l’ha ripreso buttandosi di testa come fanno i rugbisti per andare in meta. Diego l’ha ricacciato indietro catapultandosi su un pallone toccato da Pazzini. Ma Fabrizio ci ha messo il sigillo finale con un diagonale fotocopia. Ma quel che c’è di sicuro da dire è: chapeau a due grandi giocatori.