GAZZETTA DELLO SPORT. ALVAREZ «La vera faccia mia e dell’Inter? La dovete vedere…»

(Getty images)

Ricardo Alvarez, ci spiega come è passato dalla tribuna all’aver relegato in panchina un certo Sneijder?
«Giù le mani da Wes. Ha caratteristiche uniche all’interno della nostra rosa. Il suo recupero sarà l’arma in più di un’Inter che può e deve crescere ancora molto».
Le mani gliele ha «messe addosso» lei. Ranieri ora ha sposato il 4-4-2 e per l’olandese non c’è stato ancora posto.
«Ma io e Sneijder possiamo convivere nel 4-4-1-1, ma anche in un rombo che però capisco potrebbe essere sbilanciato. Ho fatto l’interno pure nel Velez. Anche se è vero che preferisco poter partire largo e accentrarmi quando serve».
Quando ha svoltato Alvarez?
«Dopo un periodo molto difficile, le prime sensazioni positive sono arrivate nello spezzone contro la Juve. Ma tutto è girato contro il Cagliari, il 19 novembre. Torno il giorno prima dalla convocazione con l’Argentina e finisco in tribuna. Però nel riscaldamento Sneijder si fa male, quindi gioca Coutinho e io vado in panchina. Entro nel secondo tempo, batto la punizione da cui arriva il primo gol e faccio l’assist per il secondo».
Quanto ha pesato Ranieri nella sua crescita?
«Tantissimo. Il mister è un grande motivatore e capisce tutto del calcio. Mi ha martellato col concetto che puoi essere bravo, ma se non sei aggressivo non vai da nessuna parte».
E Alvarez dove vuole andare?
«Il più lontano possibile. Non avete ancora visto il vero Ricky. Devo migliorare in tutto. Specialmente nel cambiare passo quando recuperiamo palla e nel calciare di destro».
Che squadra l’ha impressionata di più in questi mesi?
«La Juventus è molto solida e quadrata, ma la rosa dell’Inter in Italia non ce l’ha nessuno».
Quindi per lo scudetto ci siete anche voi?
«Questo non voglio dirlo. Dopo quell’inizio l’unica strada è davvero quella di prendere e vincere una partita alla volta».
La prossima può valere il sorpasso alla Lazio. Una squadra che va meglio in trasferta e che come il Milan potrebbe lasciarvi l’arma del contropiede.
«Non credo che verranno qui scoprendosi. Dovremo essere bravi noi a capire i momenti della gara».