Torino, Mazzarri: “Non abbiamo più timore delle grandi. Espulsione? Gli arbitri guardano me, altri allenatori no”

Torino Mazzarri
Il Torino batte il Milan e sogna un posto in Champions League

Il Torino vince contro il Milan ravvivando la lotta Champions, tre punti d’oro per Mazzarri che ora sogna l’Europa che conta. 

Il Torino ferma il Milan, lo fa davanti al suo pubblico e ora ha il diploma per giocarsi le sue chances Champions. Il quarto posto è a portata di mano, grazie a Belotti e Berenguer che sono riusciti ad annichilire Gattuso e i suoi. Ora, la classifica per l’Europa che conta entra nel vivo. Mazzarri spera e non solo lui, il vecchio cuore granata torna a battere più forte.

TORO IN CRESCITA“Una partita ci ha fatto capire che tutti stiamo facendo un gran lavoro, abbiamo vinto contro una squadra forte. Avevamo sudditanza un tempo, ora no. Con le grandi siamo cresciuti”.

BERENGUER RITROVATO“Succede, prima di far gol Berenguer mi sembrava stanco. Poi il gol l’ha galvanizzato. Meglio così, se lo merita. Giovane, intelligente e generoso”.

ESPULSIONE– “Agli arbitri piace guardare me. L’arbitro dovrebbe vedere con più attenzione quello che succede in campo. Io mi sono limitato a commentare con la panchina. Ho solamente detto la mia su alcuni errori gravi, a mio avviso. L’hanno presa male, ma dopo avermi espulso hanno fatto più caso a quel che stava accadendo sul campo”.

INNOVAZIONE TATTICA – “Faccio le mie scelte in base al valore dei miei giocatori, il mio Napoli assomigliava più alla Lazio di quest’anno, per dire. I meccanismi cambiano sempre, ora col Torino abbiamo messo in difficoltà tutti. Migliorare qualità nell’ultimo passaggio, grande attività sugli esterni”.

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DIFENSORI VALORE AGGIUNTO“I difensori danno sicurezza, conta anche il portiere. Dietro accettiamo l’uno contro uno. Se non sei sicuro in quel che fai, vai in confusione: i miei sono rodati. La difesa ci dà sicurezza, grande equilibrio col centrocampo. Questo aiuta nella supremazia territoriale. Meglio giocare bene per ottenere la praticità, in nome della concretezza”.