Quando gli investigatori durante la partita Inter-Napoli hanno controllato da vicino tutte le auto della carovana dei tifosi partenopei, dopo la guerriglia di Santo Stefano, cercavano segni riconducibili alla vettura che avrebbe investito il tifoso nerazzurro Daniele Belardinelli, morto poi in ospedale a tarda notte.
Ma sono state le parole del capo dei Boys della curva nerazzurra, Marco Piovella, arrestato e interrogato ieri dal Gip di Milano Guido Salvini, a far rivalutare agli inquirenti la dinamica dei fatti. Piovella ha raccontato di come Belardinelli fosse già a terra quando un’ auto gli sarebbe passata sopra a bassa velocità.
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Per questo motivo i pm milanesi hanno rivisto parte dell’indagine e hanno fatto sequestrare preventivamente a Napoli una Volvo station wagon scura, c’era anche questa tra le vetture incolonnate durante gli scontri di via Novara. E’ solo una delle auto sospette secondo gli investigatori che restano cauti, non ci sono certezze, dicono. Ci sarebbero anche altre due vetture sulle quali indaga anche la Digos di Napoli.
Intanto oggi l’ultrà napoletano a bordo dell’auto sequestrata, vettura in leasing a nome del padre, non ritenuto un capo della Curva A, è stato sentito dagli inquirenti ai quali ha provato a negare la sua presenza a Milano il giorno del combattimento, smentito poi da alcune testimonianze.
Sono circa un centinaio i tifosi interisti, tra questi anche ultras del Nizza e Varese, sui quali gli investigatori stanno facendo verifiche, mentre salgono a venti le persone indagate, il numero non è definitivo.
E’ previsto oggi pomeriggio in carcere a San Vittore, un nuovo interrogatorio del giovane ultrà pentito Luca Da Ros. Nel frattempo non e’ ancora stata fissata la data per l’autopsia sul cadavere di Daniele Belardinelli.
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