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La New Wave dei numeri 10: sapranno seguire le orme dei giganti?

Hazard è destinato al Real Madrid

New wave, la nuova onda! Non siamo in acque agitate norvegesi ma sui prati verdi dei biliardi calcistici. La prima giornata delle qualificazioni ad Euro 2020, ha ribadito la classe e la potenza dei numeri 10 delle nazionali. Non tutte le selezioni concedono la prestigiosa maglia al calciatore più estroso o carismatico. Alcuni Paesi li relegano addirittura in panchina o non concedono il giusto risalto ad una numerazione speciale ma allo stesso tempo pesante.

In Europa come in Sud America dove la maglia gialla del Brasile, quella più bella di tutte, la 10 di Pelé, è stata assegnata al neo milanista Paquetà. Subito in rete con la nuova numerazione e primo centro in verdeoro al terzo gettone di presenza.

Riusciranno i nostri eroi…a guadagnarsi la gloria come i loro padri calcistici? La 10 della Francia è stata onorata da Mbappè. La maglia di un certo Platini e di Zizou Zidane. E’ durissima ma “donatello” è partito a razzo come alla grande sono partiti il belga Hazard. Un altro numero 10 di classe cristallina che fra Russia e Cipro ha sfornato reti ed assist a raffica in queste prime due gare di avvicinamento alla fase finale degli Europei del prossimo anno.

Come anche la 10 dell’Olanda indossata da Ruud Gullit in passato ed oggi onorata da Memphis Depay!

La 10 donata al carrarino Bernardeschi non è da meno. Il mancino della Juventus è cresciuto in viola ed esploso, anche fisicamente, in bianconero. Ora in azzurro può seguire i consigli del numero 10 più decisivo della storia della Samp. Il CT Roberto Mancini lo ha insignito della giusta riconoscenza anche se a nostro avviso quando Lorenzo Insigne tornerà in campo ad aprile, la 10 la meriterebbe ancor di più. Quella maglia che a Napoli ancora non può indossare nessuno, complice il noto ed inarrivabile Maradona.

Il nuovo numero 10 Bernardeschi contro la Finlandia

Da notare anche le ottime prestazioni e le reti siglate da altri fantasisti: il 10 della nazionale greca, il fantasista dell’Olympiacos Pireo.

Kōstas Fortounīs è in un gran momento e lo sta confermando in maglia ellenica dove è anche capitano dopo l’infortunio di Mitroglou a Vaduz dopo soli 20 minuti.

Passando i Dardanelli ecco il numero 10 della Turchia e del Milan di Gattuso. Hakan Çalhanoğlu ha ancora 25 anni ed un suo gol ha permesso ai turchi di sbancare l’Albania nel giorno del ritorno in panchina del mitico Senol Gunes!

Risalendo l’Adriatico troviamo il momento non troppo brillante del pallone d’oro croato, il 10 Modric. Sconfitto oggi a Budapest dopo la rimonta ungherese e vittoria sofferta contro l’Azerbaigian a Zagabria. Le scorie della finale mondiale non sono svanite, come il peso della responsabilità di essere sempre grandi come in Russia lo scorso anno.

La continuità è stato sempre il tallone d’Achille degli slavi. Nella vicina Slovenia brilla l’ex empolese Miha Zajc, ora al Fenerbahçe in una stagione tribolata ai margini della zona retrocessione. Il numero 10 della nazionale slovena ha siglato la rete del vantaggio contro la Macedonia del Nord dell’altro 10 ma stagionato Goran Pandev.

La 10 sulle spalle della Bosnia Erzegovina è di Miralem Pjanic e per lui non servono presentazioni ma, questo si, in nazionale non ha mai brillato come dovrebbe. L’aiuto decisivo potrebbe darglielo un certo Robert Prosinecki, neo CT ed ex prodigio con il pallone fra i piedi. Pjanic ha servito l’assist decisivo per la testa dell’empolese Krunic nel vantaggio bosniaco ai danni dell’Armenia.

La new generation, la nouvelle vague, riuscirà a trascinare i propri compagni alla gloria degli Europei e dei Mondiali del 2022? Il Belgio non ha mai vinto nulla e potrebbe finalmente trionfare.

Ma con sicerità i vari Baggio, Zola, Ronaldinho, Totti, Boban, Del Piero, Rooney e Zidane sono di un altro pianeta!

COME MESSI E CRISTIANO RONALDO…

Non basta essere bravi con i piedi, per essere leader in mezzo al campo bisogna essere completi. Guidare i compagni in campo e dentro lo spogliatoio. In allenamento trascinando il gruppo ed anche saper parlare con l’arbitro durante la gara.

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Riccardo Morgigno