Ciclismo. Di Luca entra nella storia ma in negativo

Il ciclista abruzzese è stato squalificato a vita per doping…

(Getty Images)
(Getty Images)

Notizie Ciclismo – I dubbi su Marco Pantani Mauro Santambrogio, le certezze su Lance Armstrong Riccardo Riccò. I nomi di ciclisti che hanno macchiato la loro carriera con il doping. Ma la scorsa settimana sotto accusa c’è stato Danilo Di Luca, radiato a vita dal ciclismo dopo il controllo effettuato nell’Aprile scorso.

La carriera – L’abruzzese inizia con i professionisti nel 1999 con la Cantina Tollo per poi passare dal 2002 al 2004 alla Saeco, squadra in cui c’erano anche Gilberto Simoni Damiano Cunego. Il 2005 decide di trasferirsi all’altra squadra italiana, la Liquigas, dove rimane due anni. Nelle ultime stagioni passa dalla LPR, alla Katusha, per poi passare all’Acqua&Sapone ed infine alla Vini Fantini.

Gli errori – Nella sua migliore stagione il “Killer di Spoltore” cade in quel giro da cui è difficile uscire. L’abruzzese nel 2007 riesce a trionfare al Giro d’Italia ma è qui che la carriera comincia a prendere la strada sbagliata. Infatti subito dopo i festeggiamenti, Di Luca viene indagato dalla procura per le frequentazioni con il medico Carlo Santuccione, anch’esso sotto accusa nell’operazione “Oil for Drugs”. Per essere stato sotto cura con il “Fuentes italiano”, l’abruzzese viene squalificato per tre mesi. L’anno successivo si trasferisce alla LPR dove non riesce ad ottenere i risultati della scorsa stagione, ed è qui che cade nel secondo errore. Nel 2009 ennesima grande prestazione al Giro d’Italia (concluso al secondo posto) ma anche questo macchiato dal doping. Infatti il 22 luglio 2009 venne ufficializzata la positività al CERA dopo vari controlli effettuati al Giro d’Italia. Viene squalificato per 1 anno e 3 mesi per poi rientrare in corsa nel 2011 con la Katusha. Sembrava che queste due condanne fossero servite da lezione a Di Luca ma invece forse tutti si sbagliavano. L’abruzzese anche nel 2013 viene trovato positivo all’EPO durante dei controlli al Giro d’Italia e il 5 dicembre dello stesso anno viene radiato definitivamente dal ciclismo per la recidività, entrando nella storia del ciclismo come primo corridore italiano ad essere squalificato a vita.

Le potenzialità di Danilo Di Luca erano tante e lo aveva dimostrato nel corso della sua carriera ma tutto questo è stato vanificato da tre errori. Presunti sbagli che sono costati la vita a Marco Pantani e quasi a Mauro Santambrogio. Persone che devono essere l’esempio ai più giovani ma che alla fine cadono in degli errori che possono costare caro. Le battaglie di tanti corridori contro le sostanze dopanti vengono annullati da queste “mele marce” che vogliono a tutti costi ottenere un risultato anche al costo di falsare una competizione e di infangare uno sport dove la fatica è una delle componenti principali. Bisogna cambiare registro per dare un esempio ai ragazzi che si avvicinano a questo sport cercando di insegnare i valori giusti di uno sport che porta sempre tante persone al suo seguito.

A cura di
Francesco Spagnolo