ROMA. ANDREAZZOLI: “Stiamo lavorando bene, voglio riportare l’entusiasmo”

Un’anticipazione dell’intervista al nuovo allenatore giallorosso ai microfoni di Roma Channel. In onda alle 18.30…

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Alle ore 18.30 il nuovo mister della Roma Aurelio Andreazzoli si presenterà ai suoi tifosi in un’intervista rilasciata a Roma Channel. Attraverso il proprio profilo Twitter, l’AS Roma pubblica alcune anticipazioni delle sue parole: “Voglio che l’entusiasmo nasca dentro Trigoria: questo aspetto sarà decisivo per noi. Abbiamo un gruppo di ragazzi eccezionale. Ci saranno poche regole ma ferree, da rispettare, da parte di tutti Io so esattamente le cose da fare, come e con chi farle. Ma è talmente ampia l’idea di lavoro che io devo fare, come lo voglio fare e con chi lo voglio fare, che non posso permettermi di sprecare energie con sensazioni negative. Sono motivato e mi fa pensare di essere un po’ incosciente, ma sono talmente motivato che ho fatto la doccia a mezzanotte da solo nello spogliatoio per rimettere ordine ai pensieri, me la sto godendo. Più che una preoccupazione per me è una sensazione particolarissima per dei motivi. Uno, l’entusiasmo dimostrato dalla società. Sapevo di essere apprezzato, mi hanno scelto e mi hanno incaricato oltre a quelle che erano le normali aspettative, ci eravamo appena conosciuti con Sabatini e avevo qualche impegno con altre società, l’ho fatto più per cortesia che per convinzione. Poi è successo che Sabatini mi ha coinvolto, ci siamo piaciuti subito e mi ha convinto”.

Ecco l’intervista integrale al canale tematico giallorosso:

Le prime sensazioni da allenatore?
“Me lo chiedono in tanti. Mia moglie mi ha chiesto se ho dormito, mi rendo conto di cosa sto facendo, della responsabilità che ho nel condurre questo tipo di lavoro. È talmente ampia però l’idea di lavoro che non posso permettermi di sprecare enerigie. Sono motivato, forse anche un po’ incosciente. Ieri ho fatto la doccia nello spogliatoio a mezzanotte, sono stato un’ora e mezza a pensare, me la sto godendo. Innanzitutto per l’entusiasmo con il quale la società mi ha incaricato di portare avanti il lavoro. Sapevo di essere apprezzato, mi hanno scelto e incaricato oltre alle mie aspettative. Parlo anche del contratto lunghissimo, dopo poco che conoscevo Sabatini. Io avevo altri impegni con un’altra società, sono venuto a conoscere Sabatini più per cortesia che per convizione. Invece lui mi ha coinvolto, ci siamo piaciuti subito e mi ha convinto con un impegno triennale. Poi mi disse che bisognava fare un cambiamento, bisognava fare cinque anni e questo mi sorprese. Ho sempre studiato le situazioni, ho partecipato a tutto ma mi ero defilato mentre all’improvviso mi hanno chiamato per fare una cosa del genere. Come ha detto anche l’amico Luciano, stare un passo indietro ti fa osservare le cose in maniera ideale, non avendo gli oneri di un allenatore. Hai la possibilità anche di osservare più cose. Quando sono stato chiamato non ho avuto bisogno di fare troppi ragionamenti. Nel tempo mi sono fatto delle idee, positive o negative, è bastato mettere assieme queste idee anche conoscendo l’ambiente di Trigoria. Io lo vivo qui con piacere 24 ore al giorno. Dormo qui da 8 anni. So con certezza dove mettere le mani. So esattamente so cosa fare, come farla e con chi farla. Mi sono posto degli obiettivi miei che non voglio dire per ora e so con chi voglio raggiungerli, so che avrò una società che mi sosterrà e quindi non sono ansioso. Stiamo organizzandoci a meglio per programmare il futuro. Io ragiono come se tra tre anni sarò ancora l’allenatore della Roma. Voglio continuare a lavorare per questa società, o nel ruolo che ho avuto sempre fino a ora o in prima persona, così non mi faccio distrarre nell’immediato, sebbene occorra fare risultato subito così avremo più energie da mettere in campo.Voglio preparare una base che la società potrà poi utilizzare nella maniera più opportuna, con me o con altri. Voglio utilizzare tutte le energie dentro le mura di Trigoria e sono tante. Ci sono tante persone valide, è facile anche trovare sostegno, dai vertici al personale che apre il cancello, agli steward. Voglio rendere Trigoria un ambiente positivo, non deve essere un posto di lavoro ma un piacere perché noi facciamo un lavoro che migliaia di persone pagherebbero per fare. Verso i calciatori dobbiamo essere positivi perché se anche uno steward mi darà lo 0.2% di aiuto per fare quello che io ho in testa allora la squadra, a lungo termine, avrà un vantaggio e io voglio avere un vantaggio per la squadra. Tutto quello che faremo servirà per portare un vantaggio per la squadra. Chi non lo fa è fuori, senza preclusioni. Se io avessi a disposizione una programmazione di un anno potrei diluire questa necessità in più tempo. Stiamo lavorando parecchio e bene in questi giorni e voglio che ci sia un vento diverso verso la squadra. Abbassiamo i toni, voglio entusiasmo che a volte è mancato e tutto il lavoro che faremo sarà rivolto in questa direzione. L’intenzione è questa”.

Sei stato convincente nel colloquio con la società, nel momento della scelta dell’allenatore…
“Mi fa piacere, non credo di aver detto nulla di particolare se non quello che penso, quello che voglio fare, quello che farò. L’unica componente che non posso controllare è il risultato, che è quello che mi interessa maggiormente, ma a volte il risultato è figlio di alcune situazioni, fortunate o meno. Non voglio parlare di fortuna, gradirei non essere sfortunato ma se noi avremo tutta Trigoria, se avremo quello che faremo allora faremo bene, con certezza, ottenendo anche i risultati. Io vivo qui da 8 anni, so benissimo come funziona e sono stanco della solita frase “Tanto a Trigoria è così”. No, non deve essere così, devo sapere cosa sia questa situazione e come risolverla. Ma la risolvo, non c’è dubbio. Purtroppo abbiamo 15 partite, speriamo 17, con i tempi ristretti. Come facciamo per dilatare questo tempo? L’ho chiesto a tutti i miei collaboratori. Se io faccio capire a chi sta fuori Trigoria cosa vogliamo fare avremo un vantaggio. Se io faccio capire loro che vogliamo lavorare seriamente dalla mattina alla sera, se facciamo capire alla città che lavoriamo seriamente, alla grande, con tutte le nostre energie allora siamo a dama. Un pubblico come quello di Roma non ce l’ha nessuno, l’ho capito nel tempo. Se facciamo capire loro che l’impegno sarà massimo ci sosterranno sempre. Chiaro è che i giocatori in campo dovranno onorare quella maglia che a me fa venire i brividi, così come mi facevano venire i brividi da avversario. I giocatori questo lo devono sentire. Il pubblico come fa a darci una mano? Come ha sempre fatto, magari mettendo da parte qualcosina giustamente criticabile. Trigoria, che rappresenta la squadra, ha la possibilità di far capire cosa abbia dentro e lo può fare solo dentro la gara. I tifosi ci aiuteranno e ci penalizzeranno eventualmente se in partita non riusciremo a dare quello che vogliono e dovremo accettarlo. Ma, sono certo, loro lo faranno solo se noi non metteremo in gara tutte le energie necessarie”.

Come Roma-Arsenal quando, dopo la sconfitta, il pubblico sostenne la squadra…
“Io ho goduto di queste situazioni negli anni. Sono romanista come molti degli amici malati romanisti che ho. Non come loro, ovviamente, anche se ora sono ancora più coinvolto. Di questo abbiamo bisogno”.

Come ti comporterai con la confidenza che hai con i calciatori?
“Amicizia, rispetto, sono sentimenti importantissimi alla base della mia vita. Sono due sentimenti che mi rafforzano, alla grande. Se sono rispettoso lo sono al 110%, se sono amico lo sono al 110%. Però allora sono esigente al 200%, sia con i miei figli che con i miei collaboratori. Ci sono Francesco, Nicolas, Taddei, Perrotta, siamo assieme da tanti anni. C’è più confidenza con loro ma se ho conquistato il loro rispetto e la loro amicizia significa che io ho dei valori ma anche loro. Gliel’ho già detto. Approfitto anche di questa settimana per fare dei colloqui individuali perché non voglio imporre nulla ma voglio far capire quale sarà la mia filosofia. Quando loro sapranno cosa voglio o me lo contestano subito o non possono dire più nulla. Decido solo io e andrò per la mia squadra. Al Capitano ho detto che lui è come il Colosseo. Non conviene certamente raderlo al suolo per farci un supermercato. Quindi, lui è il Colosseo, lui avrà un’importanza incredibile ma avrò bisogno che lui sia il Colosseo. Sarà il primo che mi darà una mano, così come Taddei e dagli altri. Imporrò poche regole, poche ma ferree e loro mi aiuteranno. Dovrò trovare i mezzi per farle rispettare da loro perché io non voglio controllare nessuno. Ci saranno poi degli esclusi e spero loro lo accettino di cattivo, non di buon grado. Sarà il momento più difficile per me, escludere qualcuno dagli undici titolari ma sarà un piacere vedere che anche gli esclusi faranno il tifo per i propri compagni. Se noi non creiamo questo sentimento comune, questa voglia, questo entusiasmo, anche con ansia… l’importante è avere un obiettivo. Bisogna riscoprire il dolore della sconfitta che non sempre c’è stata e non parlo solo dei giocatori ma di tutte Trigoria. Non si può dire “Abbiamo perso, vinceremo la prossima”. Se non senti un po’ di dolore per aver lavorato per tutta la settimana e aver perso allora devi cambiare mestiere”.