SERIE B. La morte di MOROSINI, tre medici indagati

IL CORRIERE DELLA SERA. (M. Gasperetti) Sotto accusa i medici di Pescara, Livorno e 118, per ora fuori dall’indagine il vigile urbano che aveva bloccato l’ambulanza con la sua autovettura…

(getty images)

Quella morte in diretta sconvolse l’Italia del pallone e non. Piermario Morosini, 25 anni, bergamasco, centrocampista del Livorno, s’accasciò a terra al 31′ del primo tempo sul campo dello stadio Adriatico di Pescara e pochi minuti dopo il suo cuore si fermò per sempre. Era il 14 aprile. Dopo quasi 5 mesi, ieri sono arrivati i primi provvedimenti della magistratura: tre avvisi di garanzia per omicidio colposo nei confronti dei dottori che prestarono i primi soccorsi. Gli indagati sono i medici sociali del Livorno, Manlio Porcellini, e del Pescara, Ernesto Sabatini, e del «118», Vito Molfese. Li ha notificati il pm Valentina D’Agostino, forse come preludio a una richiesta al gip di incidente probatorio. E dalla Procura di Pescara confermano inoltre che «le indagini continuano». Così come non si fermano le accuse e le polemiche sia sul defibrillatore, il salvavita che quel giorno non fu usato, sia su un presunto ritardo dell’ambulanza rallentata da un’auto dei vigili urbani posteggiata davanti all’ingresso dello stadio. Per rimuoverla, dopo aver rotto il vetro, si persero almeno 4 minuti. Preziosissimi. Eppure c’è un interrogativo ancora senza risposta: poteva essere salvato Morosini? La perizia medico legale non lo ha chiarito definitivamente, ma ha avanzato dei dubbi. Il calciatore sarebbe morto in campo perché colpito da un’aritmia difficilmente diagnosticabile quando era in vita. Ma allo stesso tempo il perito non ha escluso che l’uso del defibrillatore avrebbe aumentato le possibilità di sopravvivenza. Il vigile urbano che invece aveva lasciato l’auto parcheggiata è stato raggiunto da un provvedimento di sospensione del Comune di Pescara, ma la sua posizione non è entrata nelle indagini. Almeno per ora.