LONDRA 2012. SCHWAZER è l’unico colpevole? Pochi controlli e niente firma. Tutti i buchi dell’antidoping

LA GAZZETTA DELLA SPORT – Coni e Fidal hanno ridotto gli esami, zero penali per l’altoatesino che non ha sottoscritto il codice di buona condotta. Gaffe Arese: “Lo aspettiamo a Rio”…

(Getty Images)

 

RASSEGNA STAMPA – (V. Piccioni) – Il Coni e la Fidal hanno davvero fatto tutto il possibile perché Alex Schwazer non giungesse alla scelta che l’ha cacciato dall’Olimpiade prima di arrivarci? Non ha firmato. Per esempio il Coni ha fatto sottoscrivere un ‘contratto’  a tutta la spedizione olimpica su doping, divieto di scommesse e comportamenti da rispettare a Londra. C’è persino una salatissima penale, 100.000 euro, che scatta in caso di violazione. Ora si scopre che non tutti gli atleti hanno firmato e che nell’atletica ce n’è uno che non l’avrebbe fatto: Schwazer. Naturalmente si può attribuire a una dimenticanza o a un corto circuito burocratico. Ma anche in questo caso colpisce che nessuno sia stato in grado di sollecitare la firma. Meno controlli. Prima di Pechino, gli atleti olimpici si sottoposero ad almeno tre esami (Wada, Coni, federazione). Ora? Quelli delle federazioni si sono ridotti sensibilmente, mentre gli esami del Coni sono rimasti invariati con una maggiore percentuale di controlli a sorpresa. La spiegazione è: ci pensa sempre di più la Wada.  Avanti e indietro. L’Acqua Acetosa è fra le prime strutture al mondo per affidabilità (17 chimici e tecnici lavorano al laboratorio di Londra, dove il vicedirettore unico in questi giorni è proprio Francesco Botrè, il capo della struttura di Roma). Ma mentre di fronte ai ‘casi’, il Coni ha dimostrato spesso coraggio e tempestività, nella quotidianità continuano a esserci delle scelte di retroguardia. E la procura? Sul piano investigativo, c’è poi una minore incisività della procura antidoping. La spinta propulsiva di una volta sembra essersi fermata. In ogni caso proprio la procura antidoping ha aperto ieri il fascicolo intitolato a Schwazer. Il primo atto della Giustizia sportiva sarà la convocazione dell’atleta, che sarà poi condannato dal Tribunale Nazionale Antidoping (che intanto ha sospeso l’atleta su richiesta della procura). Rischia da due a quattro anni e mezzo, secondo il codice Wada, mentre il presidente Arese dice a Tgcom24: “Diamogli la possibilità di riscattarsi a Rio”.