CALCIO. ABETE: “Contesto non accettabile”

Il presidente della Figc, Giancarlo Abete, esprime la sua posizione sulla convocazione di Bonucci agli Europei 2012, sulla scelta di Prandelli e sullo scandalo scommesse a Radio Anch’io…

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A Radio Anch’io, il presidente della Figc, Giancarlo Abete, commenta la posizione di Bonucci e la scelta di Prandelli: “Non risulta che ci siano ragioni ostative per Bonucci. Nel rispetto delle decisioni della magistratura non ci sono motivazioni perchè Bonucci abbia problemi collegati con le indagini in corso relativamente alla sua presenza agli Europei in Polonia e Ucraina. Se Prandelli lo vuole, Bonucci resta nel gruppo? Certamente”. 

 

Sullo scandalo scommesse. “Certamente c’è amarezza e tristezza per quello che è avvenuto, sempre nel rispetto della presunzione di innocenza perchè tutti debbono avere la possibilità sia in sede penale che sportiva, di far valere le proprie ragioni, ma è evidente che c’è un contesto non accettabile, di comportamenti assolutamente inaccettabili e di rapporti che determinano un deterioramento del comportamento di molti tesserati. Il 31 maggio inizierà il processo sportivo del secondo troncone di Cremona, che riguarda 61 tesserati e 22 società, in gran parte per responsabilità oggettiva, senza ipotesi di responsabilità diretta, ma questo ulteriore scossone determina ulteriori riflessioni sul fatto che ci sono ambienti che sono riusciti ad incidere sul sistema sportivo, nell’ottica di un problema complessivo come quello delle scommesse che è a livello mondiale di non facile soluzione perchè scattano meccanismi collegati al facile guadagno che investono ambienti e realtà bel al di là dei contesti nazionali”.

Sulla responsabilità oggettiva. “Il principio della responsabilità oggettiva ha dei riferimenti nel codice civile e sono dei riferimenti della Fifa e della Uefa, e noi operiamo all’interno di organizzazioni le quali hanno un quadro normativo che si attaglia alle varie federazioni. La responsabilità oggettiva è diversa da quella diretta e già gli organi di giustizia hanno testimoniato, valutando i deferimenti e le richieste di Stefano Palazzi, come sia possibile graduare una responsabilità in relazione a quello che è avvenuto realmente. Ovviamente in generale non è pensabile creare un collegamento dal punto di vista temporale tra l’ordinamento giudiziario e quello sportivo, non solo per l’autonomia della giustizia sportiva, ma anche perchè ricordiamo che noi a Napoli non abbiamo ancora avuto l’esito del rito abbreviato del procedimento penale, non del rito ordinario, e sono passati sei anni. E’ inimmaginabile e sarebbe uno schiaffo a quella che è una dimensione della capacità di leggere le situazioni, quella di ipotizzare che gli organi di giustizia sportiva possano operare a valle della conclusione dei processi. Naturalmente operano sulla base di una legge dello Stato validando quelle che sono le situazioni che emergono dai processi penali. Ovvio che ognuno si può rivalere, soprattutto in relazione ad una sentenza di condanna, relativamente a comportamenti di tesserati, e questo lo può fare anche la federazione, perchè è parte civile e risulta creditrice di tutti i soggetti che sono stati condannati sulla base delle sentenze finora emesse dal tribunale di Napoli per calciopoli”.

Sulla Lega di Serie A. “Ci deve essere una capacità di lavorare insieme alla Lega, la Federazione l’ha sempre data, è il suo ruolo istituzionale, e c’è la disponibilità a confrontarsi e a chiarire tutte le posizioni. E’ evidente che c’è un problema di processi decisionali in seno alla Lega da quando è diventata il terminale degli interessi economici dei club. Da quando si è passati dalla vendita soggettiva a quella collettiva dei diritti tv  si è inceppato il meccanismo decisionale e la centralità che ha assunto la vendita dei diritti televisivi ha determinato una sottovalutazione di tanti problemi. Questo non significa fare delle critiche alle persone, ma c’è un problema di processi decisionali, tanto è vero che la Lega sta lavorando per un nuovo modello di governance, perchè si rende conto che il suo ruolo all’interno del mondo del calcio diventa marginale e una lega di Serie A con un ruolo marginale è un danno per l’intero sistema calcio“.