CALCIO. ALBERTINI: “Giovani e nuovi ricavi. Ce lo impone il fair play”

RASSEGNA STAMPA – LA GAZZETTA DELLO SPORT (Marco Iaria) – Albertini: “I club italiani devono ridare centralità al progetto sportivo. Russi e sceicchi non possono essere il modello”…

(Getty Images)

 

Il vicepresidente della Figc rilancia sulle squadre B: “Serbatoi per tutto

il movimento”.

Visto che gli Abramovich e i Mansour sono esemplari non replicabili, il calcio italiano dovrà reinventarsi per tornare ai vertici. Il vicepresidente della Federazione Demetrio Albertini, memore dei tempi in cui giocava in una squadra stellare (il Milan) e con un mecenate (Berlusconi) dal portafoglio sempre aperto, osserva il declino del nostro movimento, combinato con un’austerity figlia della crisi, pensa al fair play finanziario alle porte ed elabora la sua ricetta: “Programmare a lungo termine, dare fiducia ai giovani, perché russi e sceicchi non possono essere i nostri punti di riferimento”.

Con una Serie A in deficit per quasi 300 milioni e indebitata per 1,55 miliardi (al netto), le nuove regole dell’Uefa paiono un ostacolo insormontabile da superare. Ce la faremo? 

“Michel Platini ha fatto bene a concepire il fair play perché le squadre di calcio non possono dipendere dalle fortune del magnate di turno. In Italia, il rosso è concentrato su Juve, Inter, Milan e Roma. Tuttavia nelle serie minori si è assistito in questi anni a una sequela di fallimenti che hanno fatto sparire dalla geografia del pallone città importanti. Ecco perché bisogna tornare a una gestione sostenibile, per salvaguardare il calcio. Il principio del fair play finanziario è elementare: non puoi spendere più di quanto incassi. E, una volta che entrerà a regime in Europa, dovrebbe essere recepito, pur con aggiustamenti, da tutte le federazioni locali”. 

Tagliare i costi e incrementare i ricavi: la soluzione sembra facile. Ma nello specifico? 

“Bisogna operare in più direzioni. Intanto, restituendo centralità al progetto sportivo, che ultimamente abbiamo trascurato troppo. Il nostro problema è che sappiamo gestire solo il presente e non programmiamo mai. Dobbiamo lavorare tutti assieme per costruire talenti, guardando alla Serie B e alla Lega Pro come serbatoi”.

Il suo progetto sulle seconde squadre si è scontrato con i dinieghi di quelle componenti. Intende rilanciarlo?

“Possiamo contare su settori giovanili importanti e abbiamo abbassato di un anno il limite d’età della Primavera, l’ultimo tassello sarebbe proprio la creazione delle seconde squadre. Esistono in Inghilterra, Germania, Francia e Spagna e forniscono giovani pronti per i team impegnati in Champions. Perché non possiamo fare altrettanto? Ci sono dati eloquenti”.

Col mercato che apre quali consigli si sente di dare?

“Giocoforza, questa è l’era dei parametri zero. Ma l’intero Paese è attraversato dalla necessità di un cambiamento. Ecco, anche il calcio avrebbe bisogno di aprire alle nuove generazioni di giocatori. Gente come Verratti e Insigne li vedrei bene in una big. Bisogna puntare sui giovani, non si può sostenere che l’esperienza sia l’unico fattore che conta”.