MOROSINI. Terminata l’autopsia: esclusi infarto e aneurisma. Ipotesi difetto genetico al cuore

Il medico:”Non ci sono segni macroscopici sulle cause della morte”…
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È terminata pochi minuti fa la parte ispettiva dell’autopsia su di Piermario Morosini, dopo oltre sei ore di indagine da parte del medico legale Cristian D’Ovidio. Un lavoro lungo e complesso, come riferiscono fonti interne all’ospedale di Pescara, che probabilmente impedirà al medico di poter rilasciare dichiarazioni. La salma sta per essere ricomposta per poter essere riconsegnata ai familiari ed essere portata nella camera ardente a Livorno in serata stessa, come confermato dal dg del Livorno, Giovanni Gardini.

“Non ci sono situazioni macroscopiche evidenti che ci permettano di determinare la morte del ragazzo”, ha detto il medico legale Cristian D’Ovidio appena terminata l’autopsia. “Ora sono necessari ulteriori approfondimenti anche di carattere tossicologico”. Da escludere comunque sia l’aneurisma, sia l’infarto possibile un difetto congenito al cuore.

AGGIORNAMENTO ORE 19:45

Secondo quanto si apprende da fonti mediche interne all’Ospedale di Pescara, per approfondire le ipotesi sul difetto genetico di conduzione elettrica del battito del cuore i medici dovranno effettuare test specifici, comprese analisi del Dna. L’ipotesi principale è quella che sia insorta una fibrillazione ventricolare del cuore che avrebbe di fatto impedito la normale la funzione di pompa per poi arrivare all’ arresto cardiaco. Tale aritmia, come riporta l’Ansa, potrebbe essere stata determinata appunto da un’anomalia di origine genetica. Tra l’altro, non sfugge all’attenzione dei medici una storia di familiarità per le malattie di cuore: il padre del giocatore sarebbe morto per una malattia cardiaca. Secondo gli esperti sono molte le malattie che riguardano la conduzione cardiaca alcune delle quali legate a difetti genetici (gli esperti le chiamano canalopatie, sindrome del Qt lungo e breve, Wolf Parkinson White, sindrome di Brugada). I successivi esami del Dna che dovrebbero essere effettuati all’università Cattolica di Roma, potrebbero mettere inoltre in evidenza se l’arresto cardiaco era o non era riattivabile. Non è escluso che le successive indagini si interroghino ancora sulla tempestività dei soccorsi e sull’uso del defibrillatore.

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