Serie A, stop a sponsor e pubblicità bookmaker: perdite per 35 milioni

Correa Lazio

La Serie A potrebbe perdere 35 milioni di introiti provenienti da sponsorizzazioni e partnership con aziende operanti nel mondo delle scommesse e del betting. Questo il principale effetto del divieto di pubblicità sul gioco d’azzardo, norma contenuto nel Decreto Dignità, che sarà pienamente operativa a partire dal 14 luglio 2019, ovvero a un anno dall’approvazione del provvedimento.

Decreto Dignità, gli effetti sulla Serie A

Nonostante le richieste di club e Lega, la normativa, benché ammorbidita dalle linee guida dell’AGCOM dello scorso aprile ha mantenuto il proprio fondamento: alla stregua di quanto avviene per l’industria del tabacco, “è vietata qualsiasi forma di pubblicità, anche indiretta, relativa a giochi o scommesse con vincite di denaro, comunque effettuata e su qualunque mezzo, incluse le manifestazioni sportive, culturali o artistiche, le trasmissioni televisive o radiofoniche, la stampa quotidiana e periodica, le pubblicazioni in genere, le affissioni ed internet.”

Un’autentica scure per l’industria calcistica. Basti pensare che in Serie A, almeno 15 squadre su 20, hanno (o meglio avevano) contratti pubblicitari con aziende operanti nel settore dei bookmaker. Si stima che la chiusura delle partnership possa arrecare mancati introiti per circa 35 milioni derivanti dalla mancata esposizione su maglie e cartelloni pubblicitari di logo o simboli che richiamano il mondo delle scommesse.

La prima società ad adeguarsi al decreto è stata la Roma che ha tolto il logo Betway dalle casacche di allenamento. Ora toccherà anche alla Lazio, sponsorizzata sulle maglie da Marathon Bet. Un provvedimento, insomma, discutibile nella sua attuazione ma che potrebbe togliere ulteriore competitività al nostro campionato. Molte aziende operanti nel gambling, infatti, stanno dirottando i loro investimenti su altri campionati (Liga, Premier, Bundesliga e Ligue 1) dove non esistono restrizioni in tal senso.

Divieto Pubblicità gioco d’azzardo, perdite per i media

Oltre ai club calcistici, altra “vittima” dell’applicazione del decreto dignità è il sistema dei media con le tv (esclusa la Rai dove il divieto si applica da tempo per contratto di servizio), i giornali e i siti web che dovranno ripensare i propri piani pubblicitari senza gli introiti garantiti da banner, sponsorizzazioni e altri contenuti promozionali impostati sul gambling.

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