Napoli, Koulibaly si confessa, dal razzismo a Maurizio Sarri e la gaffe con Rafa Benitez

Koulibaly si racconta a The Players Tribune
Koulibaly si racconta a The Players Tribune

Notizie Napoli, il difensore senegalese Koulibaly ripercorre la sua vita.

C’è sopratutto il problema del razzismo al centro dell’intervista concessa a The Players Tribune, da Kalidou Koulibaly, centrale difensivo del Napoli e del Senegal.

Kou ripercorre l’infanzia, la sua carriera, il Napoli i desideri.  “Credo che i bambini capiscano il mondo meglio degli adulti. Soprattutto per come vanno trattate le persone. Quando mi chiedete del razzismo è difficile rispondere. Finché non lo vivi, non riesci veramente a capirlo. È una cosa talmente brutta ed è difficile parlarne. La prima volta che ho veramente vissuto il razzismo nel calcio è stato contro la Lazio qualche anno fa. Ogni volta che prendevo palla sentivo i tifosi che facevano dei versi da scimmia. Mi dicevo che forse me lo stavo solo immaginando.
È impossibile sapere cosa sia meglio fare in quel momento. Ci sono stati dei momenti in cui sarei voluto uscire dal campo, ma poi mi sono detto che era proprio quello che si aspettavano che facessi. Dopo un po’ l’arbitro, il Sig. Irrati, ha fermato il gioco, mi è corso incontro e mi ha detto: “Kalidou, sto con te, non ti preoccupare. Facciamo finire questi ‘buu’. Se non vuoi finire la partita fammi sapere”.

LA FRANCIA: “Sono cresciuto in Francia in una città che si chiama Saint-Dié, dove c’erano tanti immigrati: senegalesi, marocchini, turchi. I miei genitori venivano dal Senegal. Prima di trovare quel lavoro era andato a Parigi senza documenti e aveva lavorato in una fabbrica tessile. Sette giorni su sette, anche il sabato e la domenica. Lo ha fatto per cinque anni. In Francia giocavo tutti i giorni in un piccolo parco vicino a casa. Il campo era metà erba e metà cemento e spesso dovevamo fermare il gioco per lasciare passare le macchine. C’erano tantissimi immigrati nel quartiere quindi giocavamo Senegal contro Marocco, Turchia-Francia, Turchia-Senegal. Ricordo che durante il mondiale del 2002 dovevamo andare a scuola durante Francia-Senegal. Il torneo si svolgeva in Giappone e c’era il fuso orario. La partita iniziava alle 14. Alle 13:59 il nostro maestro ci disse: Dai, aprite i vostri libri. Noi aprimmo i nostri libri ma sognavamo, nessuno riusciva a pensare di leggere. Avevamo in mente Henry, Zizou, Diouf… Passarono due, tre minuti, poi il nostro maestro guardò il suo orologio e disse: Ok, mettete via i vostri libri.Prese il telecomando e sintonizzò la piccola TV dell’aula sulla partita. Fu uno dei momenti più belli della mia vita. E’ questo il calcio. Non dimenticherò mai la mia prima convocazione in prima squadra a Metz. Sono entrato verso la fine e sapevo che trasmettevano la partita in TV. Subito dopo la partita chiamai mia madre e le chiesi: “Mamma, hai visto? Sei contenta?”.  Mi disse: “Contenta? Giochi sempre a calcio. È normale. È quello che ti piace, no? Solo che ora giochi in TV. È bello”. 

FIGURACCIA CON BENITEZ: Giocavo al Genk in Belgio e il mio amico Ahmed sarebbe venuto a stare da me per qualche giorno. Stavo aspettando che arrivasse in stazione quando ricevetti una chiamata da un numero sconosciuto.  Risposi in inglese: “Pronto, chi parla? Buon giorno, sono Rafa Benitez. Gli dissi: “Dai Ahmed, smettila di prendermi in giro. Sono qui ad aspettarti” e attaccai.  Mi chiamò di nuovo e iniziai ad arrabbiarmi. Poi mi chiamò il mio procuratore e risposi. “Ciao Kouli, come stai? Hai già parlato con Rafa Benitez del Napoli? Ti chiamerà.” Gli risposi: “Cosa? Ma stai scherzando? Credo che mi abbia appena chiamato. Pensavo che fosse il mio amico a farmi uno scherzo!”. Il mio procuratore allora chiamò Rafa per spiegargli cosa che era successo così lui mi richiamò e io risposi come se niente fosse. Dopo la telefonata chiamai subito il mio procuratore e gli dissi: “Fai tutto quello che devi fare. Andiamo a Napoli”. 

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CON SARRI: “La cosa più bella è che mio figlio è nato qui. Non mi scorderò mai di quel giorno perché è una storia pazzesca che riassume perfettamente Napoli. Mia moglie era andata in ospedale la mattina e quella sera avremmo giocato contro il Sassuolo in casa. Il nostro allenatore all’epoca era Maurizio Sarri. È un tipo molto intenso, andai da Sarri e gli dissi: “Mister, mi scusi ma devo andare. Sta nascendo mio figlio!”. Sarri mi guardò e mi rispose: “No, no, no. Ho bisogno di te stasera, Kouli. Mi servi davvero. Non puoi andare”.  Gli dissi: “Sta per nascere mio figlio, mister. Faccia quello che vuole. Mi dia una multa, una squalifica, non mi importa. Io vado”.  Sarri sembrava così stressato e fumava una sigaretta. Fumava, fumava e rifletteva e poi alla fine disse: “Va bene puoi andare in ospedale ma poi devi tornare per la partita stasera. Ho bisogno di te, Kouli!”. Andai di corsa in ospedale. Arrivai a mezzogiorno e, grazie a Dio, alle 13:30 era nato un piccolo napoletano. Alle 16 mi chiamò il mister. Mi disse: “Kouli? Ma torni? Ho bisogno di te. Ho veramente bisogno di te. Ti prego!”. Mia moglie mi disse vai e io andai allo stadio. Stavo iniziando a prepararmi per giocare e Sarri entrò negli spogliatoi e attaccò l’undici di partenza al muro. Non c’era il mio numero. Gli chiesi: “Mister, ma sta scherzando? Cosa? È una mia scelta. Mi aveva messo in panchina! Non mi aveva messo neanche titolare! Gli dissi: “Mister, mio figlio, mia moglie. Li ho lasciati lì. Mi ha detto che aveva bisogno di me. Sì, abbiamo bisogno di te in panchina”. Tutto quel casino e non giocavo neanche titolare! 

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