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LONDRA 2012. Pugni di gloria. L’Italia del ring si fa in 3. “Possono farcela tutti”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – Il c.t. Damiani: “Mangiacapre è la stella, sembra Benvenuti. Russo tiri fuori gli attributi. E Cammarelle è un vincente”…

(getty images)

 

RASSEGNA STAMPA – (V. Martucci) – Oggi, forse per l’ultima Olimpiade, Francesco Damiani sarà all’angolo dei tre azzurri in semifinale, e quindi già sicuri almeno del bronzo. Il primo sarà il 64 chili, Vincenzo Mangiacapre“Forse è la stella dei Giochi. Esordiente, 23 anni, sapevamo che era bravo e forte, si è messo in carreggiata anche come serietà e sacrifici, e ha fatto bronzo europeo, mondiale e ora olimpico. E non è finita. Ha grande fantasia, con questo modo di schivare i colpi millimetrico e poi guardare l’avversario in faccia. Gli dico sempre: “Ma tu rischi”. E lui: “Io li vedo quando partono”. Ha un dono e lo sfrutta”. La scuola di Marcianise è sempre ricca di talento. “I maestri si dedicano a questo sport e agli allievi da quando sono molto giovani. Ma Vincenzo ha il pugilato che mi ricorda un po’ Benvenuti, Maurizio Stecca: crea le situazioni, porta i colpi, cambia sempre, il rovescio della medaglia è che devi essere molto preparato, convinto di quello che fai”. Ha un avversario temibile, Iglesias Sotolongo. Campione del mondo 2009, e bronzo a Pechino, è ancora lì ed è il più bravo dei cubani, ma tre mesi fa ad Assisi hanno fatto un match alla pari. Ha il 50% di possibilità di passare in finale, ma lo deve aggredire, deve fare il lavoro che fa andando avanti, non può farlo andando indietro. Schivi uno, schivi due, non schivi tre: il cubano ha mestiere, è molto abile a portare molti colpi in pochi secondi… Vincenzo contro l’ungherese ha già pagato lo scotto dell’esordio, davanti a 8000 persone, lui vuole vincere l’oro e se batte il cubano, poi contro l’ucraino ce la fa”. Il 91 chili Clemente Russo non è quello di Pechino 2008. “Viene da due anni nelle World Series, sempre come vincente, ma con un pugilato totalmente diverso da quello che c’è qui, la sua preoccupazione è tornare rapido e veloce. Contro il cubano ha vinto nettamente, ma ha mostrato i difetti del semi-professionismo, ha legato, e ha anche pagato l’esordio, non è riuscito a fare quello che voleva. Ora deve fare una semifinale capolavoro, come 4 anni fa contro l’americano. È preparato, deve mostrare gli attributi”. L’avversario di oggi, l’azero Mammadov, è giovane e molto alto (1.96), magari è stato anche un po’ aiutato dagli arbitri. “Sono andati avanti i due migliori azeri. Questo è campione d’Europa e vice campione del mondo, molto tecnico, è l’uomo adatto per Clemente: soffre i rapidi e i difficili da colpire, e ha solo una ripresa e mezza, poi scoppia. Clemente è l’azzurro che ha più probabilità di arrivare in finale”. Il più 91 chili, l’oro di Pechino, Roberto Cammarelle, rischia grosso con Medzhidov. “Ha il compito più difficile: tecnicamente, l’azero è inferiore, ma fisicamente è un carro armato e potrebbe mettere in difficoltà Roberto che ha problemi alla schiena: il 20 maggio aveva due ernie e rischiava l’Olimpiade, è al 60% o poco più della condizione, gli manca quella rapidità sul primo colpo che a Pechino è stata importantissima. Ma il pugilato è strano: in Cina, fece un quarto bruttissimo, lo insultai pure, poi ha fatto semifinale e finale di eccezionale velocità. È stato il più forte che ho avuto l’onore di allenare in questi 10 anni, il più vincente di tutti, un peso massimo con il pugilato alla Ali, alla Leonard.

Redazione Sportiva