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CALCIO

Argentina campione del mondo, è la vittoria di Messi e Scaloni: l’analisi di Sportnews

Argentina campione del mondo, è la vittoria di Messi e Scaloni: la coppia ha inciso e deciso la finale più bella di tutti i tempi. Scopriamo come e perché nell’analisi di Sportnews. 

Leo Messi Coppa del Mondo (screen Instagram)

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L’Argentina è campione del mondo per la terza volta nella sua storia. L’ultima chiamata di Messi, l’ennesimo tentativo nell’eguagliare definitivamente Maradona e sedersi al suo fianco nell’Olimpo degli Dei del calcio. Nell’immaginario collettivo era auspicato da tutti, doveva essere necessariamente il suo Mondiale: mancava solo questo trofeo nella sua straripante carriera e ora può pregiarsi del titolo di migliore del mondo senza se e senza ma.

Eppure l’Argentina stava rischiando un clamoroso harakiri che sapeva di beffa atroce: la stessa portava il nome di Mbappé, strabiliante e straripante come pochi che sigla una tripletta memorabile in una partita – per una volta – tutto sommato ‘normale’ (figuriamoci di che mostro parliamo…). Il passaggio del testimone si è definitivamente concretizzato in questa pazza finale durata 3 ore: doppietta Messi, tripletta Mbappé (senza considerare i due rigori segnati all’ultimo atto), Leo la vince ma lo sceglie come erede nella nuova era del calcio moderno: sarà il francese a prendere il suo posto nei prossimi anni.

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Argentina campione del mondo, Messi e Scaloni decisivi allo stesso modo

Mister Scaloni (screen Instagram)

La finale non poteva essere più emozionante e spettacolare di così: è successo veramente di tutto, forse (con le dovute proporzioni) come accade in quella storica semifinale Italia-Germania 4-3, la Partita del Secolo del 1970. Altri tempi, altre storie, altri giocatori. Qui poteva decisamente finire ben prima e questo ‘partitazo’ ha diverse chiavi di lettura.

Il gioco espresso dall’Argentina è stato pratico, essenziale ma allo stesso tempo bello da vedere e soprattutto efficace, per diversi tratti anche particolarmente spettacolare come in occasione del secondo gol griffato Di Maria. I momenti più belli si sono visti sull’asse Messi-Di Maria: è stata una delizia per gli occhi, un tandem magico, una connessione tra i due che non si può spiegare, una collaborazione espressa ai massimi livelli nella gara più importante della loro carriera, una di quelle coppie di giocatori complementari che ti fanno innamorare di questo sport.

La prima chiave del match si chiama Messi: attaccante, trequartista, regista avanzato, oggi ha fatto tutto ciò che voleva in ogni situazione, libero di svariare e di inventare, sfornando magie una dietro l’altra.
Di Maria esterno alto a sinistra, assolutamente devastante: è lui la seconda chiave del match, con i suoi dribbling, i suoi smarcamenti, la sua irrefrenabile voglia di essere decisivo nei match che contano, con la sua straordinaria intelligenza tattica che lo rende un giocatore imprescindibile, sempre al posto giusto, un giocatore che non sbaglia mai le scelte e le giocate richieste dalla situazione, un giocatore che fa dell’imprevedibilità una delle sue caratteristiche principali.

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Argentina campione del mondo, le 4 chiavi di lettura

Angel Di Maria (screen Instagram)

Scaloni si è affidato a loro per mettere in crisi la Francia e ha scelto decisamente bene, curando ogni dettaglio e preparandola in maniera ottimale. La gestione della gara è stata quasi perfetta, almeno sino al cambio di Di Maria al 64’ (terza chiave di lettura): da li in poi si è spenta una delle due luci, la squadra mentalmente ha accusato lentamente la tensione e la paura di vincere, questo ha condizionato ancor di più lo status fisico di moltissimi giocatori, già stremati per l’estremo sacrificio compiuto per tutta la gara, conseguenza che ha poi portato al clamoroso pareggio ad opera di Mbappè (il fallo da rigore ha cambiato tutto, quarta chiave di lettura decisiva della gara).

La Francia, dal canto suo, è stata annullata per circa 78’, annichilita sotto i colpi e la voglia di vincere dell’Argentina, una formazione che ha mostrato qualità, solidità, organizzazione ma non solo: tutte le individualità si sono messe al servizio della squadra e la stessa ha messo i singoli nelle condizioni per poter sfruttare il massimo potenziale di ognuno di loro. Il vero merito di Scaloni è stato questo, oltre ad averla preparata sfruttando appieno le caratteristiche e le qualità dei suoi, convincendo tutti al sacrifico in fase di non possesso e ricercando una continua aggressività e pressione da subito e da tutti gli interpreti della prima linea, mai domi e mai stanchi di eseguire alla perfezione ogni dettame tattico suggerito dal tecnico, che ha messo a dura prova la Francia tenendola sotto scatto sin da subito fin dalla costruzione dal basso.

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Balza all’occhio l’impressionante disponibilità e il sacrificio di tutti i giocatori di qualità, che si sono messi a disposizione senza indugi per il bene comune. L’Argentina è stata squadra, ma prima ancora di esserlo ha dimostrato di essere gruppo, condizione imprescindibile per poter ambire a grandi traguardi. Ogni componente era cosciente del proprio ruolo, con consapevolezze e certezze costruite nel tempo, accettando tutte le indicazioni di un CT come Scaloni, giovanissimo, alle prime armi e senza una vera esperienza internazionale ma che ha avuto il grande merito di portare avanti le proprie idee dall’inizio alla fine.

Bravi i giocatori a credere in lui e a sposare totalmente la causa per conseguire l’ambito trofeo, remando tutti dalla stessa parte, mettendosi a disposizione e accettando ognuno il proprio ruolo e sacrificandosi senza indugi.
Non è da tutti.
Onore all’Argentina, onore a Messi e a tutto il gruppo per questo pazzesco e incredibile traguardo, un obiettivo raggiunto che mette in risalto l’enorme lavoro di un tecnico e di una selezione che ha scritto pagine importantissime di storia calcistica.

Stefano