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Caster Semenya, la Iaaf sentenzia: “È biologicamente un maschio”

La Iaaf la ritiene biologicamente un maschio, Semenya nella bufera

La diatriba legale che ha coinvolto Caster Semenya sembra esser all’epilogo. L’atleta è ritenuta biologicamente un maschio.

Iperandrogenismo: tasso elevato di testosterone nelle atlete, motivo per cui devono sottoporsi a terapie che facciano rientrare l’ormone nei limiti consentiti. L’hanno diagnosticato alla mezzofondista Caster Semenya, risultata “biologicamente un maschio” dagli ultimi test effettuati. Ragion per cui dovrà sottoporsi ad una serie di trattamenti invasivi.

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L’atleta non ci sta: “Mi sento ferita in un modo che le parole non riescono a spiegare”, ha detto. La campionessa non ha più gareggiato: ciò che lei contesta è l’invadenza dei trattamenti riequilibranti che metterebbero ko le atlete, fisicamente ed emotivamente. Già una volta Caster aveva detto: “Non permetterò più che usino il mio corpo”. La due volte campionessa olimpionica degli 800 mt è poi andata in causa contro il Tribunale Federale svizzero, poco più di un mese fa.

Caster Semenya: una battaglia vinta, di cui porta i segni

Questa diatriba legale ha portato alla sospensione della norma prevista, potendo così permettere alla donna di gareggiare gli 800 metri e tutte le distanze comprese tra il 400 e il miglio. La storia di questo processo sportivo ha comunque danneggiato l’atleta etichettata come ‘intersex’, cioè “una di quelle atlete biologicamente uomini ma con tratti d’identità di genere femminile”. Nonostante le evoluzioni della vicenda, la donna ancora non si è ripresentata sulla scena sportiva. Segno che certe battaglie, comunque vadano, si portano dietro conseguenze incancellabili.

Andrea Desideri