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CONTE: “La Juve non è il punto di arrivo. Mai pensato di essere un grande calciatore, ma sapevo che avrei allenato”

Il tecnico bianconero ha rilasciato una lunga intervista a Sette parlando della Juventus e della sua vita extracalcistica…

(getty images)

 

Antonio CONTE, il tecnico della Juventus,  ha parlato a pochi giorni dalla vittoria dello scudetto, a Sette, in edicola da giovedì 10 maggio, e per la prima volta, oltre al calcio e al suo lavoro di allenatore, parla della sua vita di tutti i giorni.

Eccvo un’anticipazione dell’intervista:

 «Voglio continuare a crescere, a stupire me stesso e gli altri. La Juventus non è un punto di arrivo. Tutto per me è un punto di partenza». 

Sulla sua carriera da giocatore e la vocazione da allenatore

“Non ho mai pensato di essere un grandissimo giocatore mentre ho sempre saputo che sarei diventato un allenatore. Già da Lecce quando giocavo nella primavera e allenavo la squadra di mio fratello. Era una vocazione. Sono portato a dare un indirizzo. Un metodo. Indicare una squadra. Prendere le decisioni”.

Chi è stato fondamentale per la tua carriera?

 «Trapattoni. È stato un padre. Ha capito le mie difficoltà. Restava dopo gli allenamenti per migliorarmi nella tecnica».

Sulle leggende che lo davano per morto o in sedia a rotelle 

 «C’è cattiveria. Io sono stato capitano della Juventus. In più, sette anni fa, ci fu lo scandalo del doping. Ne dissero tante su Vialli, Torricelli. Non era un attacco personale. Ma, come al solito, alla squadra. L’anno di pausa, quando ho smesso, è stato il periodo più brutto della mia vita».

Sulle accuse per il calcio scommesse 

 «Cattiverie gratuite. Io voglio che i miei giocatori diano il massimo. In un gioco pilotato questo non sarebbe avvenuto. Anche a Siena. Abbiamo avuto un’annata trionfale chiudendo con cinque giornate in anticipo. Nulla può inficiare il bellissimo rapporto che ho avuto con i giocatori e con Siena città. Non devo difendermi. Sono tranquillo ed è giusto che chi sta indagando faccia le proprie indagini».

Su Alex Del Piero

“E’ un campione che mi ha dato tanto. Fuori e dentro il campo. Si è comportato bene e anche quest’anno sta ricevendo soddisfazioni. Io non ho mai fatto una scelta per età, ma in base a ciò che vedo durante la settimana, che penso mi possa dare il giocatore e unicamente per vincere».

Sulle polemiche con il Milan

“Ultimamente mi annoia ascoltare sempre le stesse cose da Allegri. Come l’episodio di Muntari. Le stesse polemiche. Spesso e volentieri si strumentalizza».

Sul suo atteggiamento in panchina

«Io non urlo. Mi faccio sentire. E in mezzo a 60 mila persone è difficile. È un contatto continuo con i miei calciatori. Mi devono sentire. Devono sapere che sono sempre con loro». 

Su la sua vita fuori dal campo

«Il calcio è un’ossessione. Arrivo a casa e ho la tv accesa. A parte il calcio, leggo. Leggo storie di grandi uomini. Di chi ha fatto la Storia. Mi serve per ampliare il mio bagaglio di motivazioni» mentre in tema di gesti scaramantici o rituali risponde: «sono credente, praticante. Da bambino sono stato anche chierichetto. Faccio il segno della croce prima di mangiare. Ringrazio sempre il Signore per ciò che mi ha dato».

Redazione Sportiva