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Scherma, Trofeo Luxardo: il campionissimo si porta, finalmente, a casa la “maschera”

Si è concluso, domenica 22 maggio al Pala Indoor di Padova, la 63° edizione del Trofeo Luxardo, tappa del circuito di coppa del mondo di sciabola maschile (e per la prima volta, anche, di sciabola femminile).

Aron Szilagyi (Fonte Instagram)

 

Secondi gli addetti ai lavori questa gara è la più importante, e prestigiosa, di tutto il circuito di coppa del mondo (forse a “pari merito”, solo, con le gare di Mosca e Budapest, non a caso due città con una forte tradizione schermistica).

Oltre al blasone, questa manifestazione, come vi abbiamo raccontato nei giorni scorsi, ha una particolarità che ha “eguali” solo nel tennis: per portare a casa la coppa (che in realtà è una maschera, opera di alta oreficeria del gioielliere/scultore Massimo Antonelli) occorre vincere la gara tre volte (anche non consecutive).

A riuscirci, nella storia (il primo trofeo è stato disputato nel 1955, ed a vincerlo fu Carlo Turcato), per il momento ancora in pochissimi. Il “russo” Victor Sidiak (vincitore nel 1986, nel 1971, nel 1972, nel 1974 e nel 1977), Michele Maffei (vincitore nel 1973, nel 1976, nel 1979 e nel 1980), Imre Gedovari (vincitore dal 1982 al 1984) e il russo Stanislav Pozdniakov (vincitore nel 1996, nel 1998 e nel 2001).

 

Trofeo Luxardo, Aron Szilagy collezione la sua terza vittoria e torna a casa con la preziosa maschera

Aron Szilagyi (Fonte Instagram)

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Prima della gara sarebbe stato difficile fare un pronostico considerando diversi fattori: il livello tecnico sempre più alto, paesi (come la Corea) con poca tradizione che, però, negli ultimi anni stanno monopolizzando i podi e, soprattutto, l’anno post olimpico (cioè l’attuale) nel quale, storicamente, chi ha conquistato medaglie vive un periodo di “scarico” mentale (e quindi i favoriti a volte si piazzano lontano dal podio).

La gara, invece, ha confermato il pronostico più scontato: ha vincere il trofeo è stato l’ungherese Aron Szilagyi.

Il magiaro non ha bisogno, infatti, di presentazioni: 3 ori olimpici individuali consecutivi (l’ultimo conquistato a Tokio pochi mesi fa). Stanchezza? Voglia di altro? Periodo di scarico? Neanche per sogno! A dimostrarlo i numeri ed il percorso, netto, del magiaro a Padova: 15-10 sull’americano Cody, 15-10 sul tedesco Heathcock, 15-5 sul francese Seitz, 15-6 sul rumeno Teodosius e, in semifinale, un altro netto 15-9 sul francese Bibi.
Tutto, quindi, sembrava presagire una vittoria in discesa ma, invece, il campione olimpico in carica ha dovuto sudare le famose sette camicie per avere la meglio, per una sola stoccata, sul coreaceo coreano Gu.

Poco male! Conta salire sul gradino più alto del podio. Ed è quello che aveva già fatto, per due volte a Padova, il magiaro: nel 2010 e nel 2014.  In realtà già nel 2016 Szilagyi ci era andato molto vicino ma era stato sconfitto, in finale, da un altro campione olimpico individuale: Aldo Montano.

Con questa terza vittoria l’ungherese può, definitivamente, entrare in possesso della prestigiosa “maschera” che nelle precedenti due edizioni, nelle quali è salito sul gradito più alto del podio, ha potuto avere solo per la premiazione e le foto di rito.

Chi vincerà la prossima edizione del Luxardo? Chi sarà il prossimo atleta a portare a casa l’ambita maschera? Molto difficile fare pronostici. Una cosa è certa: l’ideatore della manifestazione, Franco Luxardo, dovrà far realizzare un’altra maschera.

 

Luca Guerrasio