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Morte Belardinelli, interrogatori a Napoli. Sono 9 i tifosi partenopei indagati. Trovata la seconda auto

Scontri prima Inter-Napoli

Si è fatto buio fuori dalla questura di Napoli dove da questa mattina alle 9 sono stati tenuti sotto torchio, fino alle 21.00 i quattro tifosi napoletani, indagati per omicidio volontario, che la sera della guerriglia di Santo Stefano a Milano, prima di Inter-Napoli, erano a bordo della Volvo Station Wagon che secondo gli inquirenti avrebbe investito l’ultrà del Varese e tifoso nerazzurro, Daniele Belardinelli, morto nella notte in ospedale.

La novità è che al termine degli interrogatori gli indagati napoletani salgono a nove. È stata individuata la seconda auto sospetta. Sull’inchiesta della procura di Milano lavorano gli uomini della Digos di Milano e Napoli, uno scambio di informazioni continuo, nella questura partenopea oggi c’erano anche gli investigatori milanesi per mettere i quattro dei cinque passeggeri della vettura sospetta, uno potrebbe essere minorenne, davanti all’evidenza delle prove raccolte: testimonianze, immagini.

La svolta nel secondo interrogatorio del capo dei Boys marco Piovella che ha raccontato di aver visto l’amico già a terra quando un’auto gli è passata sopra a bassa velocità. E’ a questo punto che gli inquirenti hanno rivisto parte delle indagini e sono risaliti alla macchina dei tifosi napoletani indagati.
Quella dei miei assistiti non è l’auto coinvolta nell’incidente sostiene il legale Coppola che li difende. La vettura, è stata lavata non per cancellare qualcosa, ma per pulirla dopo un lungo viaggio e riconsegnarla al proprietario, il padre di uno dei ragazzi.

Intanto oggi il gip di Milano Guido Salvini ha concesso i domiciliari al più giovane dei primi tre ultrà arrestati, il giorno dopo la guerriglia, Luca Da Ros, è il pentito dell’inchiesta. Accolta la richiesta di scarcerazione del suo avvocato, perché, si legge nell’ordinanza, il ragazzo ha collaborato attivamente con gli inquirenti nonostante abbia ricevuto messaggi con minacce anche a casa oltre che su numerosi social network.

Da Ros, testimoniando un concreto distacco dalle regole di omertà dei gruppi ultra, ha fornito indicazioni dettagliate sulle modalità dell’attacco e chi lo ha ordinato e quando gli inquirenti gli hanno mostrato un album fotografico di 34 persone, ha anche riconosciuto 7-8 ultras della curva che avrebbero partecipato all’assalto, tra questi anche Nino Ciccarelli il capo dei ‘Viking, ora indagato.

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Redazione Sportiva