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Barcellona. Pique: “L’obiettivo minimo è la sesta semifinale consecutiva”

Il difensore blaugrana ha parlato in conferenza stampa in vista della gara contro l’Ajax…

(Getty Images)

NOTIZIE CHAMPIONS LEAGUE – Gerard Piqué, difensore del Barcellona, ha parlato oggi in conferenza stampa in vista della sfida di domani sera contro l’Ajax. Ecco le sue dichiarazioni riportate dalla versione online della “Gazzetta”:

Champions.
“L’obiettivo minimo è la sesta semifinale consecutiva”.

Di nuovo il Milan, per la quinta volta in 3 stagioni.
“Ci conosciamo bene. Negli ultimi anni hanno comprato meno perché economicamente non stanno attraversando un gran momento, però resta un rivale complicato”.

Il ritorno di Kakà?
“Il Milan ha bisogno di giocatori come lui, mentre il Madrid davanti è pieno. Kakà non giocava granché e la cosa alla fine danneggia la fiducia. Penso se ne sia andato per questo. Al Milan, dove ha passato gli anni migliori, potrà rinverdirli”.

E Balotelli?
” Speciale, in tutti i sensi. Un giocatore diverso, con grandi qualità. Ha bisogno di sentirsi la stella, al centro di un progetto e credo che nel Milan possa esserlo mentre al City le stelle sono tante e per lui era più difficile sentirsi importante. È già stato determinante lo scorso anno, gli auguro di esserlo anche in questa stagione”.

Il nuovo Real Madrid?
“È vero che con Ancelotti stanno cercando di tenere un po’ di più la palla, ma il modo di giocare non è cambiato tanto. Quando hai Di Maria, Cristiano, Benzema e ora Bale è normale giocare rubando palla e ripartendo veloci, approfittando degli spazi con palle lunghe per sorprendere il rivale. Se ti prendono in contropiede fanno male”.

Il Bayern di Pep?
“Squadra in sviluppo che sta cambiando modo di giocare. Cosa che per chiunque porta problemi, scivoloni, incertezze. Ha bisogno di tempo per diventare la macchina da gioco che vuole Pep. L’anno scorso sono stati i migliori con ampio margine, quest’anno possono di nuovo vincere tutto”.

Il Chelsea di Mou?
“In Supercoppa col Bayern ha avuto grandi occasioni, ha segnato in 10, poteva vincere. In puro stile Mourinho, quest’anno avrà le sue opportunità. Magari non è il calcio più divertente del mondo, però per alcuni se vinci va bene qualsiasi tipo di stile, ed è ciò che pensa Mou La Juventus? Lotterà per la Champions, è nel gruppo dei favoriti. Lo scorso anno si è fermata solo di fronte al Bayern. Grande varietà, Pirlo, un’ottima difesa, Buffon, e con Tevez e Llorente davanti si è rinforzata molto”.

Una sorpresa?
“Il Napoli. Benitez è molto competitivo e hanno preso giocatori che vengono dal Madrid o che sanno che vuol dire la Champions. In Serie A ha iniziato segnando tanto e giocando un calcio decisamente offensivo per i parametri italiani. Vittoria no, bella corsa sì”.

Voi: 100 punti in Liga, il 7-0 dal Bayern. Dove siete?
“Il Barcellona storicamente era una squadra che giocava bene ma non vinceva titoli importanti. La prima Champions è del ’92, la seconda del 2006. Negli ultimi anni c’è stato un cambio enorme e ora la gente si è abituata a vedere il Barça vincere tutto. E quando conquisti solo una Liga sembra una stagione non dico mediocre, ma complicata. Io non la vedo così. Siamo l’unica squadra al mondo che, senza tecnico per mesi, fa 100 punti e lascia il Madrid a 15 di distanza. Poi Xavi dice che non abbiamo lavorato tanto a livello tattico quando non c’era Tito e le sue parole vengono interpretate male: una squadra che non lavora non fa 100 punti. Poi è arrivato il Bayern e ci è passato sopra: è così e non c’è bisogno di nasconderlo”.

Quindi?
“Io vedo il Barça come una macchina fatta apposta per giocare a calcio che lo scorso anno si è coperta di uno strato di polvere. Ma il Tata le sta dando una lucidata. Abbiamo sofferto circostanze speciali con Abidal e Tito, cose che ti condizionano, magari non fisicamente ma mentalmente sì. Il tuo allenatore non c’è perché sta male. È un peso che ci siamo portati dentro per tutta la stagione. Che tu lo voglia o no, l’allegria con cui ti alleni normalmente viene meno. Ogni giorno arrivi qui e chiedi di Tito, come sta e quando torna, hai una preoccupazione in testa che non ti togli. C’era questa sensazione di tristezza, d’incertezza, e non puoi allenarti e andare in campo facendo finta di niente. La gente ci vuole al 100% in ogni gara visto che paga per vederci giocare e che guadagniamo tanto. La capisco, ma deve capire che non siamo macchine ma uomini”.

Con Messi e Neymar servono due palloni?
“Non credo. Neymar si sta adattando e crescerà tanto. E che in una squadra siano in diversi ad avere responsabilità è positivo. Leo è il migliore del mondo, ha grande peso specifico nella squadra e ci dà tantissimo, però avere varianti è solo un bene”.

Messi, descritto da qualcuno come un piccolo dittatore, accetterà la condivisione di responsabilità?
Piqué ride: “Leo ha sempre accettato ogni cosa. È un conciliatore, un tipo affettuoso, vicino a tutti i giocatori. Non l’ho mai visto attaccare qualcuno nello spogliatoio o fare le cose che ho letto. Può arrabbiarsi in campo, ma anche io mi arrabbio”.

Gareth Bale. Zidane ha detto che nessuno vale la cifra pagata per lui
“Capisco chi fatica a comprendere certe cifre, soprattutto con la crisi che c’è. Però la gente consuma tanto calcio da generare milioni e milioni, così si arriva a queste cifre. Fanno impressione i 100 milioni, ma sappiamo che il Madrid ha questo potenziale. Noi abbiamo Valdes, Puyol, Xavi, Iniesta, Busquets, Pedro, Messi… generazione costata zero, la chiave del fatto che oggi possiamo competere col Madrid e batterlo”.

Beh, non è che il Barça non spenda nulla…
“Sì, però ho letto che dal 2002 il Madrid ha speso quasi 1200 milioni. Spendiamo anche noi, però non abbiamo Bankia. È così, e non mi lamento. Sappiamo che interessa che il Real vinca, rappresenta la capitale ed è la squadra più popolare di Spagna. Poi è chiaro che abbiamo preso Ibra, Villa e ora Neymar. Ma ne prendiamo uno all’anno, massimo due. Non è che facciamo un anno senza vincere e quello dopo prendiamo Bale, Illarramendi, Isco… Il Barça economicamente non lo può fare”.

Del caso Casillas che idea si è fatto?
“Per non creare rumori, per Ancelotti era più semplice farlo giocare, ma ha dimostrato personalità. Con Mourinho molti pensavano fosse più una questione personale che tecnica, magari ora si dimostra che non era tanto così”.

Suo figlio Milan, Shakira e le reti sociali.
“Noi cerchiamo un equilibrio che ci fa star bene: pubblichiamo cose per evitare di avere i paparazzi alle calcagna tutti i giorni. E funziona”.

Redazione Sportiva