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CALCIO. Partita sospesa per scontri violenti? Si deve rigiocare

Il particolare caso è successo in Seconda Categoria…

(getty images)

La Disciplinare smentisce l’arbitro, entra nel merito del suo referto e ribaltando la sentenza di primo grado del Giudice sportivo, decide la ripetizione di una gara sospesa per violenze e minacce con l’intervento dei Carabinieri. È successo nel Campionato di Seconda categoria (gir. F) del Comitato Regionale del Lazio e la decisione rischia di creare un pericoloso precedente per tutto il calcio dilettantistico italiano, suscitando molti interrogativi anche nell’ambiente arbitrale, preoccupato per tanti giovani che nei campi di provincia subiscono minacce e aggressioni. È il 6 gennaio scorso e su un campo della periferia romana si gioca PegasoMontesacro, gara valida per il Campionato regionale di Seconda categoria, Lega Nazionale Dilettanti. La squadra di casa subisce un gol e cominciano le proteste contro l’arbitro che espelle un giocatore e l’allenatore della Pegaso. Dalle proteste alle intimidazioni: alla fine del primo tempo, l’arbitro chiede l’intervento dei Carabinieri, valuta e decide in base al Regolamento che non ci sono più le condizioni di incolumità e di sicurezza per finire la partita e si fa scortare dai Carabinieri per uscire dal campo. Il Giudice sportivo dà partita persa alla Pegaso (già in svantaggio dopo il primo tempo) e squalifica per un mese il loro allenatore, e per 7, 4 e 1 giornate, squalifica anche 3 giocatori della Pegaso colpevoli di aver proferito frasi ingiuriose e di aver tenuto comportamenti minacciosi e violenti nei confronti del direttore di gara. Su ricorso della Pegaso, la Disciplinare del Comitato regionale del Lazio (presidente Livio Proietti) ribalta la sentenza del Giudice sportivo, mette in discussione l’autorità riconosciuta all’arbitro, ritiene che il referto non sia veritiero e accoglie la tesi difensiva che l’arbitro era al sicuro negli spogliatoi e non ha adottato alcun provvedimento per ristabilire l’ordine e portare a termine la gara. L’operato dell’arbitro viene smentito quindi sulla base del ricorso della squadra di casa che ottiene – con una decisione che ribalta la sentenza di primo grado – di rigiocare la gara che stava perdendo in 10 contro 11. Ripartendo ovviamente dallo 0-0.

Redazione Sportiva