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JUVE. CONTE: “Finiti 4 mesi di dolore”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – “La società è speciale, i giocatori sono speciali e forse lo sono anche io. Vado avanti a testa alta, qualcuno invece abbassa lo sguardo quando mi incontra”…

(getty images)

RASSEGNA STAMPA – (G.B. Olivero) – L’ultimo a entrare in campo, alle 14.58 di un pomeriggio gonfio di pioggia, vento, perfino grandine e soprattutto di emozioni. L’ultimo a uscire dal campo, un paio di ore dopo, perché la sua presenza in panchina andava celebrata con chi gli è stato vicino davvero: lo staff, i giocatori, i tifosi. Conte è tornato e l’ha fatto a modo suo: vincendo, urlando, gesticolando e poi mandando chiari messaggi. Ieri a Palermo l’attenzione generale non era sulla partita ma sull’allenatore. Una telecamera di Sky fissa su di lui, i cori dei tifosi, gli sguardi dei giocatori. C’erano striscioni, cartelli improvvisati in italiano, siciliano e perfino in inglese. C’era il desiderio di un popolo di trasmettere amore al suo condottiero e c’era il desiderio del condottiero di dimostrare al popolo che nulla era cambiato. “Vado avanti a testa alta, io non mi devo nascondere da nessuno. Invece, qualcuno abbassa lo sguardo quando mi incontra. La difesa di Agnelli? Ringrazio la società, avrei fatto la stessa cosa, se ho l’oro in mano me lo tengo. Mi è mancato il campo, il profumo dell’erba. Questa vicenda è stata formativa sotto ogni punto di vista, mi ha fortificato, mi ha fatto riflettere e conoscere meglio le persone. Ho detto quello che pensavo pagando con 25.000 euro di multa, ma non cambio idea. La squalifica mi ha procurato tanto dolore. Ma se penso alle brutte malattie, so che queste sono fesserie. E ringrazio Carrera e Alessio che mi hanno sostituito benissimo dimostrando che c’è grande sintonia tra noi. Dicevano che in panchina facevo il tifoso, adesso spero sia chiaro che non è così. Una squadra senza allenatore è come una macchina con le ruote sgonfie. Eppure abbiamo fatto moltissimi punti: dal box ho sempre visto una grande organizzazione, per fortuna alle spalle c’era un anno di lavoro insieme. In questi quattro mesi invece ho notato che si è preferito dare spazio a realtà emergenti (Stramaccioni, Montella, ndr), a ritorni di fiamma (Mazzarri, Zeman, ndr), ma si è sottostimato quello che ha fatto la Juve. L’anno scorso chi era in Champions si lamentava del doppio impegno dicendo che portava via energie e punti. Noi invece cerchiamo di fare tutto al massimo e per adesso ci stiamo riuscendo: speriamo di durare fino alla fine. La strada della Juve è fatta di lavoro e dedizione. I miei giocatori antepongono il “noi” all'”io”: se non fosse così avremmo preso batoste. La partita con il Palermo è stata migliore delle altre post-Champions. Dobbiamo solo tirare meglio, essere più cinici e cattivi. Sarebbe stato un delitto lasciare punti a Palermo e se ci avessero raggiunti saremmo rimasti chiusi due giorni nello spogliatoio del Barbera in ritiro. La squadra è matura e prima della partita avevo solo insistito sull’importanza della vittoria. La società è speciale, i giocatori sono speciali e forse sono speciale anch’io, ma non chiamatemi Special Two. Adesso devo dire a mia moglie che la panchina che mi ha portato a casa non la voglio più vedere”.

Redazione Sportiva