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CALCIO. TRAPATTONI: “Non sparate su ALLEGRI e all’INTER serve tempo”

LA GAZZETTA DELLO SPORT – “Nell’83 Agnelli mi confermò dopo il k.o. di Atene e io rivinsi: il Milan faccia così. Ai nerazzurri servono energie nuove”…

(getty images)

 

RASSEGNA STAMPA – (F. Licari) – “Sono il più vecchio qui, le ho viste tutte, ma qualche soddisfazione me la tolgo ancora: studio e penso al futuro”, dice Giovanni Trapattoni.

L’Irlanda è finita in un gruppo da paura: Germania, Svezia, Austria. 
“Ma noi tentiamo sempre di stupire: con la nostra cultura, la nostra capacità. E un po’ di fortuna”. 

Se l’aspettava un Conte così in panchina? 
“Alla Juve l’ho fatto debuttare io. Antonio è uno concreto. Ha fatto tutte le sue esperienze e adesso le mette in pratica. È una bella sintesi, pur restando Conte. Il successo viene prima, lo spettacolo è una conseguenza: l’esaltazione per il risultato rende tutto facile. Ecco la differenza con il risultato fine a se stesso”. 

Si può fare un parallelo Trapattoni-Conte con Bearzot-Prandelli? Lei consegnò mezza Nazionale al c.t. che poi vinse il Mondiale… 
“Eh… Di sicuro siamo tutti centrocampisti. Abbiamo avuto in campo una doppia visione di gioco: attacco e difesa”. 

La visione difensiva l’aiuta contro qualche critica irlandese. 
“C’è stata la delusione dell’Euro, ma ci siamo anche qualificati. Quando io e Marco abbiamo preso l’Irlanda era verso il 400 posto, ora siamo tra i primi venti. Qualcuno vorrebbe cambiare tutto, giocatori, modulo: mica facile”. 

Qual è il problema? 
“Non sono così rimbambito da non saper impostare un 4-3-3. Ci ho provato contro la Serbia, ma 20 minuti dopo sono stato costretto a recuperare il 4-4-2: non è facile cambiare abitudini, scuole e tradizioni. Serve tempo. E ho gente che gioca poco in Premier, non ha un campionato vero. Il calcio va in quella direzione, meno locale, più internazionale. Ne stiamo parlando a Varsavia. E io ho contribuito”. 

Con le sue esperienze per l’Europa…
“È con questi interscambi che cresce la cultura del calcio. Tecnici stranieri, scambio d’informazioni, più tv. E, come dice Wenger, è la qualità dei giocatori a suggerirti il modulo. Se vuoi fare possesso palla e appena gli fanno “buu” il tuo giocatore la perde che cosa ti inventi? Oggi stanno massacrando un giovane collega”. 

Parla di… 
“Di Allegri. Come se dimenticassero che ci vogliono mesi per far entrare negli schemi nuovi giocatori non abituati a certe situazioni. E sembra tutta colpa del tecnico. Se poi i giocatori voglio andarsene perché offrono più soldi? Lo trattieni e poi l’anno dopo lo perdi a parametro zero? Non puoi. Ma sono spesso perdite pesanti. La società deve difendere il tecnico. Dopo Atene, Agnelli disse: “Trap resta”. E ho rivinto. Date tempo ad Allegri“. 

Però anche al progetto tecnico del Milan serve qualche aggiustamento, da Montolivo play al ruolo di Boateng. 
“Prima di assumere un ruolo a San Siro ci vuole tempo. Non puoi fare cambi radicali in squadre come Milan e Inter e sfidare in un giorno tradizione, passato, critici. Pretendere che un ventenne come El Shaarawy ti tolga sempre dai guai. In Italia vogliono l’uovo caldo e la gallina. Che però, dopo l’uovo, è già via. Per questo non tornerò più. Anche se può succedere dovunque: arrivato al Bayern, a ottobre non capivano e li mandai a fare in… Poi vinsi il campionato”. 

Strama non gradisce il paragone con la sua Inter ‘provinciale’. 
“Capisco: ognuno vuole essere se stesso. È giusto. Mi pare che Stramaccioni abbia personalità e idee, ma gli serve tempo. L’Inter viene da anni di logorio e ha bisogno di energie nuove. A settembre campionato e coppe già ti stritolano. E le provinciali non sono provinciali come una volta”. 

Se i soldi sono meno come si resta al vertice? 
“Non puoi aspettare lo sceicco come al Psg. E se non arriva? Devi fare come l’Udinese. Come la mia Juve: anticipava le situazioni, capiva che cosa serviva e andava in cerca. Con una rete di osservatori preparati, vedeva i Cabrini, i Gentile, i Tardelli, i Del Piero che arrivavano e avevano il tempo di assorbire il peso di una grande. La Juve di oggi ha messo i tasselli al punto giusto, ora gli altri devono ricostruire”. 

Invece oggi Verratti finisce al Psg… 
“Magari non è il caso di Verratti, ma io ce l’ho con gli agenti che hanno interesse a che un giocatore cambi anche due volte all’anno. Mi è successo con due calciatori irlandesi. I giocatori sono troppo legati ai loro procuratori: e non tutti hanno un’etica”. 

Redazione Sportiva