MANCINI%3A+%C2%ABIl+mio+miracolo+City+E+Mario+me+lo+tengo%2C+se+usasse+il+cervello%26%238230%3B%C2%BB
portnewseu
/2012/05/15/mancini-il-mio-miracolo-city-e-mario-me-lo-tengo-se-usasse-il-cervello/amp/

MANCINI: «Il mio miracolo City E Mario me lo tengo, se usasse il cervello…»

LA GAZZETTA DELLO SPORT. Il tecnico ha aggiunto: «Dio ha dato uno sguardo alla partita con il Qpr e ci ha aiutato. Balotelli resta sicuro. Ibra? Difficile»

(getty images)

Roberto MANCINI ha rilasciato una lunga intervista a La Gazzetta dello Sport dopo il titolo conquistato con  il suo Manchester City.

Ecco un estratto dalle pagine del quotidiano:

Mancini, quante volte ha rivisto le immagini di Manchester City-QPR?
«Ho voluto vedere solo gli ultimi sette minuti. Era già stata dura in campo. Ricordo che ho guardato il tabellone, indicava il 72′. L’ho sbirciato una seconda volta ed era l’89’. Sembrava che fosse trascorso appena un minuto. Ho pensato: è finita. A quel punto, speravo in un miracolo, nel nostro 2-2 e nel pareggio del Sunderland. Poi è successo quello che è successo. Lo United ha vinto, ma abbiamo vinto anche noi. Il calcio è folle ed è straordinario anche per questo».
Una parola per definire il 3-2 di domenica?
«Un miracolo. Dio ha dato uno sguardo alla partita e ci ha dato una mano».
Il momento chiave di questa stagione?
«Il 3-3 in casa con il Sunderland. L’unica partita che non abbiamo vinto in casa. Eravamo sotto 1-3, ma grazie a Balotelli e Kolarov siamo riusciti a pareggiare. Quel risultato è stato importante perché è stato una lezione di carattere. Ringrazio ancora Balotelli e Kolarov per i due gol».
Le statistiche dicono che il City ha segnato 18 reti negli ultimi 5 minuti.
«Le partite finiscono quando l’arbitro fischia, come diceva Boskov. Mai arrendersi. Domenica abbiamo conquistato il titolo segnando due gol nei minuti di recupero. Non mi era mai capitato e non so quando accadrà di nuovo».
La porta di Kenny sembrava stregata.
«Ho controllato le cifre della gara: 44 tiri in porta, 9 calci d’angolo, 83 per cento di possesso palla. Ma noi stavamo perdendo partita e titolo».
Il titolo è meritato?
«Strameritato. Abbiamo raccolto 89 punti. Abbiamo segnato più di tutti. Abbiamo giocato il miglior calcio. E abbiamo battuto due volte lo United».
Un messaggio per Alex Ferguson?
«Complimenti perché hanno lottato fino all’ultimo secondo. Battere un avversario come lo United dopo un campionato come questo aumenta i nostri meriti».
La Premier è davvero il miglior campionato del mondo?
«Penso proprio di sì. La nostra gara, quella dello United a Sunderland e il pareggio tra Stoke e Bolton dimostrano che qui si lotta lealmente, sempre e comunque».
Le immagini di Mancini con il tricolore sulle spalle hanno compiuto il giro del mondo.
«Sono orgoglioso di essere italiano e di rappresentare la mia nazione nel modo migliore. Il nostro Paese sta attraversando un momento delicato, ma sono convinto che ce la faremo. L’Italia è un grande Paese.
Dobbiamo imparare ad amarlo di più».
La Coppa d’Inghilterra e il campionato dopo 44 anni: ora le chiederanno la Champions League.
«Abbiamo avviato un ciclo, ma per vincere la Champions servirà di più. La lezione di questo anno sarà servita. Occorrono tempo, pazienza ed esperienza».
Servono anche i giocatori: il sogno è Ibrahimovic?
«Ibra è un grande, ma non credo che il Milan voglia venderlo. Sono sincero: non abbiamo ancora fatto il punto sul mercato. Nelle ultime cinque settimane abbiamo pensato solo al campionato».
Balotelli resta o va via?
«Mario è stato chiaro, ma io ribadisco il concetto: Balotelli resterà a Manchester al centouno per cento».
Balotelli ha giocato solo un quarto d’ora negli ultimi cinquanta giorni.
«Ma nel quarto d’ora contro il QPR è stato decisivo. E vedrete che farà un grande europeo. Spero che Mario sia il condottiero della nazionale perché è il miglior attaccante italiano. Deve solo far funzionare il suo cervello. E’ il suo unico problema».
Il futuro di Mancini?
«Non abbiamo parlato del nuovo contratto, ma sono ben felice di lavorare qui. Ci sono le basi per aprire un ciclo».
Parlato con lo sceicco Mansour?
«Mi ha mandato un messaggio di complimenti. Era felice».
Guardiola ha deciso di staccare la spina per una stagione: vincere è così logorante?
«Capisco Pep. Il nostro mestiere è bello, ma faticoso. Devi dare sempre il massimo ogni giorno e sei sotto esame due volte la settimana. Se vinci sei bravo, se perdi sei un somaro. Ora mi sento uno straccio e non vedo l’ora di andare in vacanza, ma dopo 30 giorni avrò voglia di tornare in campo».
Il calcio è la sua vita.
«Mi sento ancora giocatore nell’animo, però devo accontentarmi di fare l’allenatore».
Papà Aldo domenica sul prato dell’Etihad: una bella immagine.
«Ero preoccupato. Ho temuto che le emozioni potessero giocargli un brutto scherzo, ma per fortuna il cuore ha retto».
C’era anche Viganò, lo storico massaggiatore di Samp e Lazio.
«Viganò è con me da quando avevo 19 anni. Lo considero un fratello maggiore. E’ stato prezioso anche qui a Manchester: mi ha rimesso in piedi almeno tre o quattro giocatori».
La dedica di questo titolo?
«A chi mi vuole bene, a tutti coloro che hanno lavorato per arrivare a questo successo, ma soprattutto ai tifosi del City. Vidi un tifoso in lacrime a Swansea dopo aver perso 1-0 e mi resi conto di quanto sia amata questa squadra».
Mancini è la nuova icona del tifo del City.
«Mi piace tantissimo quando cantano il motivetto sulle note del Blu dipinto di blu: Mancini è venuto a vincere quassù».

Redazione Sportiva