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Sindrome PERUGIA. CONTE studia come superarla

GAZZETTA DELLO SPORT (G.B. Olivero) – Nel 2000 la Juve perse il titolo sotto la pioggia del «Curi». E l’attuale tecnico era in campo…

(getty images)

 

Cinque scudetti e cinque secondi posti: questo è il bilancio di Antonio Conte da giocatore della Juve. Due volte sole il titolo non è stato assegnato in anticipo o non è dipeso dallo scontro diretto casualmente capitato durante lo sprint finale. Ed entrambe le volte sono passate alla storia: Perugia e 5 maggio, basta la parola. Nel primo caso (stagione 1999-2000) la Juve di Ancelotti sprecò in otto turni un vantaggio di nove punti sulla Lazio e fu beffata dal gol di Calori dopo il diluvio che aveva allagato il campo senza però convincere Collina a sospendere la gara. Nel secondo caso (2001-02) i bianconeri di Lippi superarono l’Inter vincendo a Udine l’ultima partita mentre i nerazzurri perdevano a Roma con la Lazio. Domani si gioca il penultimo turno, ma è logico pensare che sia quello decisivo. Ecco perché vale la pena paragonare la situazione generale della Juve attuale a quella delle squadre in cui giocavano Conte e Del Piero (e nel 2002 anche Buffon).

Condizione psicologica. Fino all’84’ di JuveLecce i bianconeri stavano benissimo: otto vittorie di fila, quasi nove, e la sensazione di avere in mano il titolo. Poi qualcosa è cambiato, ma lo spogliatoio ha assorbito bene il gol di Bertolacci. Un incidente di percorso e nulla più.
Condizione atletica. Le gambe adesso girano bene, nonostante il tour de force delle ultime settimane. Nel 2000, invece, furono la principale causa del crollo: la Juve camminava, anche perché Ancelotti aveva deciso di affidarsi quasi sempre agli stessi giocatori che però avevano iniziato prestissimo la stagione a causa dell’Intertoto.
Calendario. Perugia e Udinese, ultime rivali rispettivamente nel 2000 e nel 2002, non avevano obiettivi. Gaucci minacciò di mandare la squadra in ritiro in caso di sconfitta, nonostante stesse per finire la stagione. Fu la Juve a fare la differenza, in un senso e nell’altro, e non gli avversari.
Classifica. A Trieste la Juve deve pensare solo a vincere, i conti col Milan si faranno dopo. Domani la Juve sarà padrona del proprio destino: il modo migliore per lanciare lo sprint.

Redazione Sportiva