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SCANDALO SCOMMESSE. Doni piange in carcere: “E’ come finire sotto un treno”

(Getty images)

Oggi è il grande giorno di Cristiano Doni, che dopo il suo arresto avvenuto a inizio settimana in merito allo scandalo scommesse che lo ha visto coinvolto, per la seconda volta nella sua carriera, e che già la scorsa estate gli aveva procurato una squalifica di tre anni e sei mesi, sarà interrogato dal gip e quindi questo potrebbe essere un momento importante per capire non solo la sua posizione nell’organizzazione che ha truccato diverse partite (il suo ruolo sembra essere quello chiave), ma anche di quello di altri personaggi che ruotavano attorno a lui. Nel corso di questo iniziale periodo dietro le sbarre per Doni è stato scelto l’isolamento e gli è stato anche impedito di poter parlare con l’avvocato, una decisione probabilmente dovuta all’idea che in questo modo potesse riflettere meglio sul suo destino e quindi decidersi a fare rivelazioni che potrebbero avere risvolti fondamentali.

Anche i tifosi dell’Atalanta, che finora avevano sempre difeso il suo capitano, sembrano averlo abbandonato come dimostra uno striscione che era presente sugli spalti nel corso dell’ultima gara di campionato visto che considerano questo suo modo di agire una sorta di “tradimento” ed è per questo che venire a conoscenza di un Doni dietro le sbarre sempre più sconsolato e in lacrime al pensiero della figlia che lo attende a casa fa certamente sensazione. Nel corso della giornata di ieri ha ricevuto la visita dei due leghisti Stucchi e Bellotti, che sono suoi grandi tifosi e amici, e hanno avuto così modo di raccontare alcuni momenti vissuti a contatto con lui e in particolare la risposta alla prima scontata domanda: “Come stai?”, “Come uno che è finito sotto un treno. Non riesco a dormire, non posso guardare la televisione, provo a leggere un libro ma mi interrompo subito. Vorrei riordinare tutte le mie idee ma non è facile, penso sempre alla mia famiglia rimasta a casa. Ma non riesco nemmeno a ricordarmi del momento in cui sono entrato qua dentro”, dette indossando ancora il giubbotto scuro e i pantaloni che aveva al momento dell’arresto. Momenti certamente non facili quelli vissuti dal giocatore atalantino e ora per superarli sarà necessario ritrovare la forza dimostrata nelle mille battaglie di cui è stato protagonista con l’Atalanta, anche se in questo caso qualche tifoso in più potrebbe perderlo.

Ilaria Macchi

Redazione Sportiva